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J. M. Keynes. Vita pubblica e privata di un grande economista ed esteta trasgressivo - Richard Newbury - copertina
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Descrizione


John Maynard Keynes, l'economista che con la sua "Teoria generale dell'occupazione" salvò capitalismo e liberalismo dall'abisso seguito al crollo di Wall Street e contribuì a creare il mondo libero del dopoguerra, aveva studiato economia solo per un trimestre. Filosofo della probabilità, formulò in economia nuovissime teorie che tenevano conto delle acquisizioni della psicanalisi di Freud e della relatività di Einstein. Keynes credeva nella "essenziale relatività della probabilità": per lui i mercati non seguivano modelli economici classici razionali, ma erano invece influenzati da miriadi di indicatori irrazionali, a partire dalla libido dei singoli investitori. Infrangendo poi il tabù vittoriano della parsimonia, sosteneva che era la spesa consumistica, se necessario stimolata dall'intervento statale, ad aumentare la ricchezza individuale e nazionale. Giudicava però abominevole l'amore per il denaro in sé. Il suo interesse per l'economia era di tipo sociale e culturale: la sua teoria era che, raggiunta la piena occupazione grazie ai suoi consigli, la popolazione, liberata dalle angustie quotidiane, potesse elevarsi, divenendo capace di godere dell'arte e della cultura. E le masse liberate sarebbero assurte al livello dei membri del suo ristretto circolo di amici, l'esclusivo e famoso gruppo dei Bloomsbury di cui Keynes fu il personaggio più poliedrico, e tutta la Gran Bretagna sarebbe divenuta come Cambridge, per lui il modello ideale di società e di cultura.
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Dettagli

2007
21 giugno 2007
173 p., Brossura
9788874931132

Voce della critica

A una signora che lo criticava per le posizioni pacifiste, Lytton Strachey ribatté: "Sono io la civiltà per cui stanno combattendo". Così ricorda Newbury in un veloce ma intenso saggio su John Maynard Keynes e sui tanti mondi che abitava: la Cambridge in cerca di una religione laica, l'economia, dopo la morte di Dio e della regina Vittoria; Bloomsbury e le sue eresie. Veloce ma intensa è stata la vita di Keynes, economista e, dunque, secondo quanto scrisse nell'obituary del maestro Marshall, dotato di quella combinazione di talenti che lo rendeva matematico, storico, statista, filosofo. Incorruttibile e distaccato come un artista, ma al contempo realista come un politico. Senza timori reverenziali nei confronti delle grandi biografie di Keynes, come quella di Robert Skidelsky (due dei tre volumi pubblicati da Macmillan nel 1983 e nel 1992 sono stati tradotti in italiano da Bollati Boringhieri: 1883-1920. Speranze tradite nel 1989 e 1920-1937. L'economista come salvatore nel 1996), Newbury ha il merito di trasmettere al lettore il senso di eccezionalità che contraddistingue la persona, e in ciò la storia lo ha aiutato, e la personalità di un uomo d'altri tempi. Un evento, l'uomo Keynes, destinato a restare isolato, nella modernità cui egli stesso ha condotto tentando di combatterne, paradossalmente, l'utilitarismo di fondo, di base e di sostanza. È quell'alchimia di altri talenti propri dell'economista il filo conduttore del lavoro; quasi a segnalare che nella tarda o postmodernità, che delle alchimie dichiara l'obsolescenza, la speranza che ancora dobbiamo tradire è quella di riscoprire Keynes. Ovvero, l'economia come strumento, per la liberazione della società dal problema economico. Per dare ai nostri nipoti la possibilità di essere anche, molto più di noi, i grandchildren dello stesso Keynes. Mario Cedrini

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