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Jacques Lacan. Profilo di una vita, storia di un sistema di pensiero - Élisabeth Roudinesco - copertina
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Jacques Lacan. Profilo di una vita, storia di un sistema di pensiero
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Jacques Lacan. Profilo di una vita, storia di un sistema di pensiero - Élisabeth Roudinesco - copertina
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Descrizione


Una biografia completa di uno dei "personaggi culto" di questo secolo, che ha saputo dominare psicoanalisi, scienza del linguaggio e filosofia. Al centro del libro le passioni dell'uomo, ribelle e anticonformista: padroneggiare il tempo, frequentare i grandi della sua epoca (Sartre, Heidegger, Bataille, Althusser, Lévi-Strauss, Jakobson, Koyré...), sedurre le donne e, soprattutto, costruire un sistema di pensiero fondato sulla determinazione del soggetto attraverso il linguaggio.
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Dettagli

1996
Libro universitario
628 p.
9788870783599

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Fabiola Giancotti
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Jacques Lacan L'eretico della psiche (GAZZETTA DI PARMA, 11 gennaio 1996) Con l’invenzione della psicanalisi, Freud intendeva dare avvio a una ricerca differente dalla nosologia psichiatrica, dalla sistematica filosofica e dalle ipotesi antropologiche in voga all’inizio del secolo in Europa. Neurologo senza vocazione, egli dedica la sua vita alla psicanalisi non come nuova branca scientifica o umanistica ma come vera e propria missione. Il cammino è difficilissimo e le acquisizioni, parziali e indefinite ciascuna volta, sono pretesto per altre ricerche, per il proseguimento dell’analisi, per la disposizione costante all’ascolto e alla scrittura. Freud scrive molto, racconta i suoi casi, riflette e elabora il triplice aspetto di una prima e di una seconda topica dell’inconscio come indici di un’impossibile unificazione e universalizzazione della teoria e della pratica psicanalitiche. Ma, dopo di lui, mezzo secolo di freudismo e associazionismo psicanalitico, sotto l’egida del ligittimismo, ha ripensato la psicanalisi come una disciplina umanistico-scientifica o come una corrente di pensiero filosofico ben accetta dal marxismo e dal leninismo, privandola cioè di quell’interesse originario da cui aveva preso avvio in quanto istanza internazionale e intersettoriale, lontana dai concetti di malattia e di guarigione. Questo il destino della psicanalisi in Europa e in America dopo la morte di Freud. In Francia non ebbe destino differente: la psicanalisi alla francese si è adattata alla filosofia cartesiana, senza nessuna innovazione né nella pratica né nella teoria. Il ramo francese della International Psychoanalytical Association (IPA), capeggiato da Marie Bonaparte, raccoglieva per la maggior parte psicanalisti di passaggio, diretti in America, "tecnici" di una psicanalisi a torto chiamata freudiana, che risentiva di un tecnicismo delle regole riadattato da Ernest Jones, presidente dell’IPA all’epoca della morte di Freud e assunto come legittimo erede della teoria freudiana nonostante qualche contribut

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recensione di Mancia, M., L'Indice 1996, n. 5

Questa poderosa biografia di Elisabeth Roudinesco si legge con una curiosità e un coinvolgimento pari a quelli di un romanzo dell'Ottocento, pieno di storie e coups de théƒtre. Vi si trova un po' di Flaubert (le fantasie bovaristiche e le perversioni che Lacan trascrive come père-version), e un po' di Dostoevskij (per gli aspetti passionali e violenti della sua vita e del suo pensiero).
Gran parte della personalità di Jacques Lacan e del suo rapporto con le donne, gli oggetti e la cultura, può essere ricondotta alle sue detestate origini piccolo-borghesi, di un nonno e di un padre venditori di aceto, cattolici fino al bigottismo, e al suo desiderio (edipico) di superare e sostituire o forse distruggere con la sua cultura, le sue trasgressioni e la sua apparente raffinatezza (eccessiva fino al kitsch) i genitori interni sentiti come ignoranti e conformisti.
La Roudinesco ci presenta un Lacan fortemente condizionato nel corso della vita dal suo narcisismo, dal suo carattere "anale", vorace sia con gli oggetti (grande collezionista di tutto), sia con le donne (che collezionava nei sofisticati ambienti intellettuali parigini o tra le sue pazienti più bisognose e transferalmente dipendenti).
La carriera psichiatrica di Lacan era stata di tutto rispetto: allievo di Gaëtan de Clérambault, maestro dell'"automatismo mentale", condivideva con Freud e i surrealisti "l'idea che la follia coabitasse con la verità, la ragione con la sragione, la coerenza con la sregolatezza". Ma è la tesi di medicina che porterà Lacan alla ribalta del mondo psichiatrico e filosofico parigino: "Della psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità", pubblicata nel 1932, farà del suo autore un caposcuola. Vi si parlava di una donna paranoica che aveva tentato di uccidere l'attrice Huguette Duflos al teatro Saint Georges, dove si rappresentava la commedia "Tout va bien*.
Nel 1932 Lacan entra in analisi con Loewenstein. In quegli anni la sua vita sentimentale era dominata da Olesia Sienkiewicz, raffinata moglie di Drieu La Rochelle. Olesia sarà travolta dalla sfrenata passione di Lacan, che nel frattempo era stato lanciato sulla scena politica e intellettuale parigina dall'estrema sinistra. Ma mentre è l'amante di Olesia, Lacan si fidanza con Marie Louise Blondin, detta Malou, con cui si sposerà nel 1934 e per di più con matrimonio religioso. In viaggio di nozze a Roma telegrafa a Olesia la sua inquietudine per averla lasciata.
Intanto l'analisi con Loewenstein prosegue tra molte burrasche. Lacan vi portava la sua arroganza megalomaniaca e il suo narcisismo onnisciente, cui Loewenstein non riusciva a far fronte. Il potente transfert negativo paralizzava Loewenstein cui Lacan attribuiva troppo poca intelligenza per analizzarlo. Una buona occasione perché Lacan si sentisse vicino a Freud: si era fatto l'analisi da solo iniziando i suoi "seminari"! La sua analisi "didattica" era in realtà una "falsa analisi" usata da Lacan per avere accesso all'ordinariato.
Sembra sia stato l'insegnamento del filosofo Kojève ad aiutare Lacan a superare il transfert negativo vissuto con Loewenstein, e la lettura di Hegel - fatta sotto l'insegnamento di Kojève - permetterà a Lacan di sostituire l'io penso di Cartesio con l'io desidero. Il desiderio diventerà nel suo sistema di pensiero il motore dell'apparato psichico e la "rivelazione della verità dell'essere". Kojève, partendo da una riflessione filosofica intorno all'autocoscienza, stimola in Lacan l'interesse per lo stadio dello specchio, stadio che permette al bambino di riconoscersi, e di dare inizio a un "passaggio dallo speculare all'immaginario e poi dall'immaginario al simbolico".
La vita sentimentale di Lacan doveva nel frattempo subire una profonda trasformazione. La vita matrimoniale con Malou non doveva essere delle più soddisfacenti se, nonostante l'entusiasmo per la nascita di Caroline, Lacan inizia una storia d'amore passionale con Sylvia, da poco separata dal marito Georges Bataille. Sylvia diventa la sua compagna nel 1938 e nel 1941 mette al mondo una bambina (Judith) mentre era ancora sposata con Bataille. La bambina, pur essendo figlia di Lacan, non poteva portarne il nome. Fu questa esperienza vissuta da Lacan a suggerirgli la sua teoria del "nome-del-padre" che verrà a costituire il perno della sua dottrina.
Un altro cardine della sua teoria era quello delle sedute brevi, anzi brevissime, che gli procurò un sacco di guai con la Società internazionale di psicoanalisi. Egli commentava questa sua libertà dalle regole sostenendo che era un modo per dare una frustrazione al paziente, per dialettizzare la relazione di transfert e "sollecitare lo schiudersi del desiderio inconscio". Ma di fronte alla dura opposizione dei responsabili della Società internazionale, Lacan non esita a scrivere lettere in cui afferma spudoratamente il falso, cioè di aver abbandonato la teoria della "durata variabile" quando invece continuava a praticarla.
La lingua (o meglio "l'alingua" come aveva finito per chiamarla) è stata l'ossessione del pensiero di Lacan e il cardine intorno al quale si è sviluppato il suo modo di fare analisi e di relazionarsi con il mondo. Egli faceva un uso spregiudicato del paradosso. Era solito ripetere che "non esiste dialogo, il dialogo è un'illusione... non vi è mai scambio tra due individui". Poi "non esiste rapporto sessuale, la donna non esiste", dimostrando un gusto ossessivo per "la formula rispetto al ragionamento, lo slogan rispetto alla dimostrazione, il neologismo rispetto all'argomentazione", fino alla provocatoria battuta con cui prendeva le distanze da Chomsky in occasione di un loro incontro al Mit: "Io penso con i miei piedi!".
La vera invenzione perversa di Lacan era l'uso che faceva della parola. La sua passione per Joyce lo portava a imitarlo, con giochi linguistici alla maniera di "Finnegans Wake". A partire dal 1975 la lingua di Lacan è "fatta quasi esclusivamente di calembour, di allografi, di mots-valises e di neologismi" usati come significanti fondamentali della sua dottrina e della sua storia. Difficile non pensare, da analista, all'effetto devastante che queste modalità perverse di comunicazione (teorizzate come non-comunicazione) potevano avere su chi ascoltava, modalità affidate a massivi processi di identificazione proiettiva di parti confuse e impotenti del Sé, che facevano sentire l'altro sconcertato, confuso, impotente, incapace di capire.
Negli ultimi anni Lacan era diventato afasico. Faceva nodi con cordicelle e giocava con anelli come un bambino. Intanto il tempo delle sedute si dissolveva: "Non soltanto Lacan rimaneva muto, esibendo sempre più spesso le sue trecce e i suoi anelli, ma perdeva l'ascolto dell'effettiva parola dei suoi analizzanti". Con la lingua si dissolveva anche la sua persona. Nell'anno 1980 compaiono sintomi neurologici che suggeriscono un disturbo cerebrale di origine vascolare. Ma la vera malattia era un cancro al colon che lo porterà alla morte il 9 settembre 1981. Triste fine di questo bizzarro Ezra Pound della psicanalisi.

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