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Anno edizione: 2018
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Un libro di racconti, questo di Johnson, scritto con maestria. Riga dopo riga, ci si chiede come faccia l'autore a far convivere sozzume e poesia, immoralità e speranza. A rendere straordinari i racconti non sono le gesta narrate, ma la capacità dello scrittore di convertirle in realtà attraverso la prosa. I racconti si mantengono su livelli tra il molto alto e l'altissimo, in alcuni domina il dialogo, in altri vi è un vero e proprio accenno di trama, altri ancora sono vere e proprie destrezze, pezzi di bravura dell'autore su spunti in sé tutto sommato esili. Libro consigliato.
Un libro imperdibile. Una delicata composizione di parole per descrivere la marginalità di luoghi e persone che sembrano vivere per pura inerzia. Frasi ricercate minuziosamente per costruire racconti brevi e allo stesso tempo intensi che si lasciano divorare febbrilmente. Un felice incontro.
Droga, alcol, vagabondaggi in auto scassate, inseguimenti, sangue, scazzottate, spari, rapine, sesso ripetitivo e anonimo: tutto vissuto con l’indifferenza della casualità, ai margini di una civiltà a cui non solo ci si oppone, ma che si ignora con totale ed esibito disinteresse, con cinica apatia. Il mondo degli altri (incompreso, schifato, stramaledetto) è la polizia, l’anziana vicina di casa che protesta per il rumore, le famigliole tranquille prive di domande e inquietudini: il mondo che agisce in sintonia con Testadicazzo è invece tutto il resto, un universo alterato, psicotico, rabbioso, in cui l’attimo rivelatore (un incidente mortale in auto, un omicidio non programmato, il furto finito male) esplode come un incendio improvviso, un cortocircuito che brucia esistenze sprecate, e la stessa pagina scritta. Non ci si affeziona a questi personaggi, perché l’autore non ce li fa conoscere nella loro specificità fisica o caratteriale, intercambiabili come sono tra loro, privi di spessore emotivo, ciondolanti in cantine o rimesse poco illuminate (“in un’inquietante luce sulfurea”), appartamenti luridi, vicoli malfamati, bar equivoci. Bar, soprattutto, caffè di ogni tipo e nome, nelle metropoli come in paesi semiabbandonati, lungo autostrade malridotte o nel traffico notturno delle city, con clienti che sembrano scappati da un ospedale psichiatrico, o crollati in coma etilico, nello squallore delle solitudini incomunicanti raccontate nei quadri di Edward Hopper. La vita animata che si incontra in Jesus’son è costituita da spacciatori, ladri, infermieri e medici impasticcati, spose abbandonate mentre abortiscono, feti animali stritolati per distrazione, rapporti dopati, in una quotidianità vissuta fisicamente, corporalmente, che esclude qualsiasi orizzonte o ansia metafisica.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Scrivo solo questo: tra le canzoni di Lou Reed e le poesie di Charles Bukowski ci sono i racconti di Denis Johnson. Racconti che sembrano confessioni di un disgraziato al bancone del bar con un bicchiere vuoto davanti; racconti che a volte non hanno senso ma che nondimeno possiedono finali da leggere più e più volte.
Marta
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