Dalle colonne di questo inserto, abbiamo spesso messo alla berlina la stampa italiana per il pessimo servizio che rende alla scuola: gli articoli "di colore" che enfatizzano casi estremi ed eccentrici dominano su quelli che informano su come funziona il quotidiano delle classi scolastiche italiane. Spesso, poi, anche gli articoli più esplicitamente informativi non riescono a presentare i dati in modo corretto, finendo per confondere il lettore o, peggio, per portarlo a conclusioni lontanissime da quelle scritte nei numeri. Siamo convinti che il nostro paese abbia un serio problema di scarsa qualità dell'informazione sulla scuola e pensiamo che questo non aiuti il dibattito politico a deideologizzarsi e a concentrarsi su questioni concrete. Il libro di Salvo Intravaia, insegnante e giornalista della "Repubblica", è una boccata d'ossigeno in questo quadro poco incoraggiante. Duecento paginette, scritte in maniera snella e appassionata, che raccontano la scuola attraverso i numeri delle statistiche ufficiali. Gli undici capitoli mettono sotto la lente statistica gli insegnanti, i dirigenti, gli studenti e il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario), ma affrontano di petto anche nodi strutturali del nostro sistema scolastico: l'integrazione degli studenti disabili, l'edilizia scolastica, i processi decisionali che hanno luogo negli istituti. Ne esce un quadro in cui i numeri sono utilizzati per raccontare il quotidiano della scuola e delle dinamiche che vi hanno sede, mostrando come esista un enorme baratro tra chi fa la scuola ogni giorno e i politici che decidono della scuola senza conoscerla a sufficienza. La forza del volume sembra stare proprio nel duplice ruolo del suo autore: da un lato insegnante dentro il sistema scolastico e i suoi bizantinismi, dall'altro giornalista capace di reperire e presentare statistiche sull'istruzione. Il commento dei numeri si fa concreto e Intravaia riesce a radicare le singole cifre nel significato quotidiano che hanno per chi si trova nella scuola. Si evita così che i dati statistici restino costrutti astratti e lontani, e si capisce per quale ragione numeri all'apparenza neutri sono invece pregni di decisioni politiche e conseguenze sul mondo dell'istruzione. Il tutto, poi, viene arricchito da una buona memoria di quanto è accaduto alla scuola nell'ultimo ventennio, con esempi emblematici di decisioni politiche gattopardesche, prese in uno slancio riformatore, durate lo spazio della grancassa di titoli sui giornali e ritornate al nulla nell'anno scolastico successivo. Nella duplice appartenenza dell'autore sta però anche il principale limite del testo: talvolta la passione dell'insegnante prende la mano al giornalista e la documentazione lascia spazio all'invettiva di parte, che non rispecchia la pluralità di punti di vista su alcuni nodi problematici. L'appassionata invettiva non ci pare comunque un grosso limite, anzi. Intravaia ci mostra, e soprattutto mostra ai colleghi giornalisti, che i temi scolastici su cui indignarsi e fare titoloni polemici non mancano affatto: è stupido continuare a cercarli nei singoli casi-limite sbandierati ogni dove, meglio invece cercarli nei tanti nodi irrisolti, o peggio mal risolti, del sistema dell'istruzione. Certo, scrivere articoli di questo tipo comporta un duplice sforzo: cercare di conoscere la scuola italiana dal di dentro e documentarsi con intelligenza, pescando tra i moltissimi dati statistici esistenti. Sarà troppo chiedere alla stampa italiana di muoversi in questa direzione? Gianluca Argentin
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