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Il saggio prende le mosse da un'immagine cinematografica tratta dal finale di Shining. Il padre insegue con l'ascia in mano il figlioletto per ucciderlo in un allucinante labirinto notturno di neve e ghiaccio. Alla fine muore ucciso dal freddo e dalla follia mentre il figlio si salva. Una suggestione alla Kubrick per evidenziare come la guerra sia da un lato un "infanticidio differito" – come ha scritto Gaston Bouthoul – dall'altro un labirinto imperscrutabile privo di un centro anche se dotato di una sua logica multiforme. Anche il denso volume di Paolo Ceola ha un carattere labirintico componendosi di saggi relativamente autonomi che tuttavia si legano come tasselli di un puzzle. In particolare il contributo più originale del libro va forse individuato nell'analisi dei mutamenti ideologici e strategici connessi alle diverse forme della guerra contemporanea: la bomba atomica le armi chimiche e batteriologiche la guerriglia. E le prospettive fornite dall'autore non risultano certo rassicuranti: l'evoluzione delle tecnologie militari erode progressivamente i cardini della dissuasione nucleare; la guerra chimica si propone sempre più come mezzo per il "lavoro sporco" a carattere sterministico; il terrorismo tende a sostituirsi alla guerriglia sconfitta anch'essa dalla globalizzazione; nuovi focolai di militarismo sorgono in ambiti geografici strategici e culturali ristretti. Il quadro complessivo che emerge dagli scenari geopolitici tratteggiati dall'autore è quello di un mondo privo dell'"ordine del terrore" costruito dalla guerra fredda. Un "terrore senza equilibrio" e senza ordine sembra così dominare le logiche belliche di un XXI secolo iniziato l'11 settembre 2001.
Francesco Cassata
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