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Personaggio metaforico, Hugo Whittier si dedica essenzialmente alla ricerca del piacere nella vita. In cima alla lista dei suoi godimenti ci sono le sigarette, ma il tabacco è il principale nemico della salute di chi, come lui, è afflitto dal morbo di Buerger. Il nostro ci racconta nel suo diario la scelta di andare incontro a morte certa pur di non rinunciare a fumare quasi incessantemente. E' La scelta di un suicidio lento, tuttavia un po' contraddittorio. Il protagonista infatti, mette in gioco la sua vita a favore delle sigarette, ma così si pregiudicherà i piaceri del sesso, del cucinare e del bere, del leggere e dello scrivere. Il romanzo si snoda attraverso varie vicende che ruotano attorno a lui e la sua famiglia, alcune delle quali paradossali. Il punto di forza della narrazione sono i dialoghi in cui Hugo sfoggia tutta la sua intelligenza speculativa, la naturale indole provocatoria e le sue capacità manipolatrici. In questo aspetto viene alla mente alcuni passaggi de 'La versione di Barney', o anche de 'L'igiene dell'assassino' di Nothomb. L'autrice cerca di costruire attorno alla trama un'impalcatura filosofica che appare un po' fragile. Citatissimo Montaigne, i cui scritti sono letti e riletti da Hugo che vi si ritrova, specialmente nell'accettazione della morte come fatto naturale, ma non manca nel finale anche un riferimento a Zeno e alla sua ultima sigaretta. Ampio spazio alla parte culinaria che culmina con la straordinaria cena natalizia con cui il protagonista delizia i suoi ospiti. I testi di riferimento in questo caso sono di Mary Frances Kennedy Fisher, personaggio assai singolare. Il fumo però pare più rivelarsi un ossessione che un piacere, come ammette lo stesso Hugo nelle pagine finali. In sottofondo si percepisce un continuo tarlo che caratterizza il protagonista nella sua ossessiva ricerca del piacere, distinguendolo in qualche misura dagli epicurei "che l'anima morta col corpo fanno", come li descrive Dante relegandoli all'Inferno.
Dopo aver letto, con grande piacere "Il grande uomo" ho cercato e letto "Il lamento di epicuro".L'ho trovato fantastico, nella scrittura ,in alcuni momenti,può ricordare vagamente altri grandi (Nabocov, J. Banville,di richler non c'è assolutamente l'animo freddo, anzi Hugo è un terribile bambino, caldo da esplodere)ma in senso molto positivo. In realtà mi è sembrato molto originale, molto divertente, di un'ottimo filone di scrittori straordinari, sarcastici ma pieni di amore verso chi li legge. questa per me è la qualità che fa sempre la differenza a parità di talento. Un magnifico romanzo che mi ha davvero "portata lontano" per un paio di giorni.Voto massimo
Bastano poche pagine per affezionarsi non tanto a questo burbero solitario, quanto piuttosto al suo racconto, allo stile originale con il quale l'autrice fa scorrere il flusso dei pensieri del suo personaggio. Il romanzo nel complesso risulta bello e avvincente più per il modo in cui è scritto che per la trama. In certi momenti ci si lascia quasi convincere da certe argomentazioni del misantropo Hugo!
Recensioni
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