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Il lato oscuro della storia. L'ossessione del grande complotto. Nuova ediz. - Daniel Pipes - copertina
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Il lato oscuro della storia. L'ossessione del grande complotto. Nuova ediz.
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Il lato oscuro della storia. L'ossessione del grande complotto. Nuova ediz. - Daniel Pipes - copertina
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Descrizione


Il corpus di idee politiche che Daniel Pipes chiama «cospirazionismo» si formò oltre due secoli fa, quando alcuni avversari della Rivoluzione francese attribuirono ai propri nemici un'intenzione diabolica di dominio del mondo e una sovrumana capacità di pianificazione. Queste paure, che prendono in particolare di mira le società segrete e gli ebrei, si possono peraltro rintracciare anche in epoche molto lontane. La storia che Pipes racconta risale infatti fino alle Crociate (alla nascita dell'Ordine dei Templari) e mette in scena intellettuali (Spengler, Chomsky), demagoghi (Marr, Farrakhan), dittatori (Hitler, Lenin, Stalin), leader insospettabili (Disraeli, Churchill), misteri insoluti (l'assassinio di Kennedy, di Martin Luther King, di Malcolm X), casi di cronaca (il processo a O. J. Simpson, il pestaggio di Rodney King a Los Angeles), società pseudosegrete (massoneria, Illuminati di Baviera, Ku Klux Klan), grandi famiglie (Rothschild, Rockefeller, Ford). L'«ossessione del grande complotto» è un pericoloso impasto di malessere psicologico e di malafede culturale, ha radici religiose, economiche e ideologiche molto profonde e ha indubbiamente cambiato il corso della Storia. Ma oggi? Secondo Pipes le teorie della cospirazione sono più vive che mai, in Occidente e nel mondo musulmano, come dimostrano molte congetture paranoiche formulate intorno all'11 settembre, alla guerra in Iraq e alla tragedia di Beslan.
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Dettagli

2
2005
26 aprile 2018
400 p., Brossura
9788871805399

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Pierfrancesco Assandri
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Lucida analisi del complottismo. Daniel Pipes ricostruisce i meccanismi razionali ed irrazionali che portano anche persone intelligenti a credere in fumosi complotti per giustificare una realtà diversa da quella desiderata. Pipes dimosra come anche personaggi insospettabili mostrano la loro cecità ed ostinazione a ricondurre tutta la storia dell'umanità ad un complotto demo-pluto-giudaico-massonico. Consigliato vivamente a chi prende sul serio X-files e Noam Chomsky.

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Voce della critica

Direttore del Middle East Forum di Washington, Daniel Pipes spiega che le teorie del complotto presero forma negli anni della Rivoluzione francese, divennero presto autoreferenziali e si rivolsero soprattutto contro chi promuovesse "ideali", come gli ebrei, i britannici, i massoni, gli americani. Si affermarono in virtù della loro consequenzialità logica. Sono molto diffuse e pericolose. Peraltro, Pipes non attua molti distinguo. Chi ritiene l'Aids creato in laboratorio per uccidere i neri deve essere per forza parente stretto di chi ritiene che jfk sia stato ucciso da più cecchini? Qui per di più l'autore stesso indica - complottisticamente - in una "rete di attivisti" di sinistra i responsabili delle errate teorie sui fatti di Dallas ancora oggi popolari; lo stesso accade per la sua lettura dell'attentato a Reagan. Questo anche perché Pipes sembra giudicare credibile un complotto solo allorché si configuri come un insieme di sforzi attuati non democraticamente, anche da una massa di individui , per un fine politico (ai suoi occhi, "destra e sinistra" hanno in comune "la tendenza alla violenza"). Ciò falsa il quadro dell'analisi. Marx e Lenin? Complottisti, perché fomentavano la rivoluzione mondiale. Hitler? Salì al potere grazie a un "complotto". La guerra del 1939-45? Scoppiò a causa del "complotto nazista" per dominare il pianeta. Inoltre, nella foga di smontare le tesi di Chomsky e altri, Pipes dimentica ora la strategia della tensione in Italia, ora i falsi dossier sulle armi di distruzione di massa irakene o sull'ambiente prodotti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti per motivare l'aggressione all'Iraq.

Daniele Rocca

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