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Una lavatrice in paradiso, splendido libro di Domenica Luciani, ci introduce nel mondo di una bambina di sette anni alla fine degli anni ’60. L’autrice riproduce fatti e pensieri, come in un diario, di un anno scolastico (1969-1970), della sua vita di bambina nella grande casa dell’infanzia a Firenze. Molti dei familiari sono chiamati con un soprannome, come Stoki Stoki (dal rumore delle ciabatte) per la nonna e Gommone (dall’abitudine di fare esercizi stendendo le braccia e allargando le dita “come fosse fatto di gomma”) per il padre. La casa, con i suoi angoli, i suoi mobili, è uno scenario sempre presente, che a volte si anima, come l’armadio del fratello dove risiede Mago Merlino. La realtà si intreccia spesso con la fantasia: racconti fantastici, fantasmi, bambole che sentono come se fossero vive (il padre dice che “gli oggetti hanno un’anima” e la vecchia lavatrice “morirà, ma la sua anima andrà di sicuro in paradiso, perché è stata una buona lavatrice.) Accanto alle pagine di diario si alternano le storie di famiglia (evidenziate in corsivo) che presentano fatti del passato o racconti che si tramandano nel tempo. Ci sono gli eventi del passato, tragici come i bombardamenti, umoristici come la “confessione in bolognese” della mamma da bambina, o sociali (come le pene di Eugenia o della povera Assirelli). Ci sono poi i racconti di fantasia, popolati di diavoli, di fantasmi (come nei “due racconti fantasmagorici del Benucci”) o di animali (come i “gatti antenati” ). Il libro è scritto in modo magistrale, con una sapienza narrativa e stilistica che caratterizza l’arte di Domenica Luciani, ed è impreziosito dall’introduzione del fiorentino nei dialoghi, che permette di entrare in quel mondo ancora più a fondo, assaporare una lingua viva, con modi di dire e immagini indimenticabili. La mamma, ad esempio, rimprovera il figlio che ha spaventato le bambine: “gli hai fatto pigliare un bello spaghetto a queste du’ poerine”. Un libro da leggere e gustare...
Premetto che riesco a leggere soltanto la sera a letto e con questo romanzo di 500 pagine e 800 grammi circa, l'impresa è stata ardua. Arrivata a metà, ho dovuto interrompere per sopraggiunto torcicollo, ma appena possibile, con un nuovo cuscino, ho riaperto "la lavatrice" e dall'oblò sono uscite nuovamente le simpatiche coinvolgenti dinamiche ormai note. Dando per scontato che il testo sia autobiografico, l'accurata ricostruzione di episodi e particolari di oggetti e personaggi, le descrizioni della casa e dell'arredo con i suoi armadi e nascondigli, mi hanno trascinato come in una piccola mostra di modernariato. Degne di nota le inizialmente misteriose, inserzioni qua e là, di capitoli ambientati nel passato con spunti gradevoli e affascinanti. Alla fine, si ricongiungono fra loro tutti i fili e si ritrova il senso complessivo che arricchisce la storia comune con fatti risalenti alle origini. L'intera opera celebra, attraverso gli occhi di una bambina, una famiglia speciale, i cui membri hanno sicuramente in comune una esuberante vivacità intellettuale, e sono uniti da un profondo affetto reciproco privo di smancerie, ma ricco di umorismo. Personaggi, nomi e soprannomi mi appaiono ormai familiari e, adesso che ho finito, mi mancheranno. Complimenti all'autrice per l'impeccabile scrittura❗️
Il diario giornaliero di una bambina fiorentina di fine anni Sessanta, alle prese con una famiglia esilarante, un maestro corpulento e originale e il sogno di possedere un cavallo a dondolo. Il 1969 sta per terminare: l'uomo è arrivato sulla luna, è avvenuta la strage di piazza Fontana, Carosello ha ormai sostituito le fiabe della buonanotte e a pranzo le merendine hanno rimpiazzato il dessert. Ma come in molte altre famiglie, il benessere del presente non ha cancellato i ricordi della fame, le violenze e gli orrori dell'ultima guerra. La mamma racconta episodi accaduti in gran parte proprio in quella casa dove la bambina ama fare giochi spensierati con la cuginetta e gli amati gatti. Alle serene giornate di fine ‘69 si alternano racconti risalenti a decenni prima, che a volte toccano eventi drammatici: i pestaggi degli squadristi, i vagoni merci che trasportano ebrei disperati, i bombardamenti. Ma la memoria storica include anche l’inspiegabile, ovvero apparizioni spettrali, esorcismi e streghe che dialogano con le loro scope. Un libro di spessore, divertente, commovente e perciò irrinunciabile.
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