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Peccato che non sia stata adottata la traduzione letterale del titolo originale del testo di Vincent (The Rise of Mass Literacy, L'ascesa dell'alfabetizzazione di massa), sarebbe stato più efficace e coerente con il contenuto dell'opera. Peccato anche che manchi un commento introduttivo al volume che, magari insistendo sulla sua forza metodologica, avrebbe evidenziato anche la scelta editoriale di presentare il saggio al pubblico italiano. Insomma, il libro è vittima di "vizi" del paratesto italiano, nel senso che è più di quel che appare.
Come spesso accade nelle ricerche di storia sociale, l'analisi minuziosa dell'argomento trae spunto da fonti particolari e rivela la metodologia trasversale che ricostruisce le dinamiche del mutamento sociale, in questo caso dell'alfabetizzazione di massa. È dunque la staticità del titolo italiano che crea nel lettore l'aspettativa di un premio diverso da quello maggiore che gli riserva la lettura.
L'indagine comparativa europea di Vincent parte da due fonti statistiche: i flussi della corrispondenza (a partire dall'Unione postale universale del 1875) e le firme sui registri matrimoniali. L'uso di tali fonti serve a dimostrare che la storia della pedagogia non poteva dirsi conclusa per un numero consistente di paesi a fine Ottocento. L'autore dimostra come i dati convenzionali sull'alfabetizzazione europea rivelino differenze nelle tecniche di misurazione adottate e disparità di competenze insegnate e acquisite nei diversi paesi ("la strada che conduceva dal possesso all'uso non [era] affatto rettilinea: per comprendere le disuguaglianze nella pratica occorre inserire nell'equazione un'ampia gamma di fattori sociali, economici e politici"). Definito quindi il contesto del cambiamento, l'autore intreccia alle due matrici di base un'ampia gamma di categorie: l'apprendimento, lo sviluppo economico, leggere e scrivere, i confini dell'alfabetismo e quindi le problematiche collegate (lo stato, le chiese, la scuola, i genitori, la pedagogia; la disuguaglianza, l'occupazione, la crescita economica; oralità e scrittura, i controlli, la standardizzazione, ecc.). Vincent apre un ventaglio maggiore e più complesso di possibilità attraverso cui ricostruire la storia dell'alfabetizzazione e quindi mette in discussione il principio ideologico in base al quale essa si è costituita. "L'alfabetismo universale può essere considerato un processo a senso unico di integrazione culturale?". No: perchè le pratiche culturali sono fluide soprattutto in condizioni di disagio economico; perché è impossibile determinare come i significati impressi sulla pagina saranno appresi dal lettore; infine, perché il mosaico culturale può assumere, come la ricerca stessa dimostra, un'ampia varietà di forme. L'alfabetismo era e resta una competenza intrinsecamente ambigua, di qui la difficoltà per gli storici del libro di rintracciare l'intera gamma di interazioni e verificarne con il tempo le trasformazioni.
Bianca Maria Paladino
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