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Anno edizione: 1977
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Blok ascoltava sgomento l’approssimarsi di misteriosi vascelli da lontananze abissali, Majakovskij raffronta gli anni del rivolgimento a una procellosa navigazione. L’arte nautica (assieme alle perturbazioni marine e alle attrezzature portuali) fa dunque da canovaccio al poema, intrecciandosi al gelo, il marchiano gelo spietato delle notti e dei giorni in cui fiumane di folla sfilarono a Mosca dinanzi alla salma di Lènin nella Sala delle Colonne. Quel corteo, aggricciato e dolente, rivive qui in un maestoso diorama, che a tratti sembra riprendere i canoni della pittura storica russa dell’Ottocento.Dalla prefazione di Angelo Maria Ripellino
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Ogni volta che ripercorro la potenza, la musica, l'intaglio di questi versi, è opera faticosa non cedere a fiammate di emozione purissima. La traduzione è lì, nobile sforzo fissato a rendere (sebbene tradendo) l'intatto e il colore di una lingua nativa, ma gli strepiti e le ricchezze che arrivano sembrano pareggiare lo stesso quegli echi assoluti: "Gli uomini sono barche,/sebbene in terra ferma./ Mentre tu vivi i tuoi anni,/ molte conchiglie sporche d'ogni genere,/ti si vengono incollando ai fianchi". I granelli del tempo ridotti a istanti da carpire e esaltare nella sveltezza dei giorni, il coro di pulsioni che agita e scopre le onde dei sentimenti finalmente aperto, urlante, offerto ai piedi di una Rivoluzione sociale e interiore che è traccia di vento giusto stretto nei pugni e nella penna. Un poema, un soldo raro gettato nella sanguinante fontana del sentire, l'incessante bellezza dell'essere di parte, dello schierarsi e lottare ed Essere sotto l'unto e mortificato tendone della storia: "Com'è misera al mondo/l'officina della Parola!/ Dove prendere quella più adatta?/ Per noi ci sono sette giorni in tutto,/ di dodici ore bisogna appagarsi./Non ci è dato vivere più a lungo,/la morte non sa discolparsi./ Di ore non c'è da far spreco,/è minima la calendarica sfera./ Eppure diciamo 'epoca', eppure diciamo 'Era". Una marcia di spinte e di sorrisi che scalda lo sterno, pagine di fuoco incandescente che scendono a intenerire l'animo ma anche a imporgli l'indirizzo esatto, severo, la parte per cui lottare, quel tornante sensibile che non potrà lasciarci, che non andrà più via, "stoffa sonora" come la chiama l'autore, abito di sillabe sceltissime e divisa di una condizione senz'altro divina: Il Poeta. Formidabile partitura di canti e di attese, una biografia maneggiata con dita di scultore e animo di fratello:" Lenin anche oggi è un vivo,/ non un'urna, nostro sapere,/ nostra forza ed arma". Una di quelle gemme definitive che meritano gli allori della memoria. Vladimir!
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