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«Le Lettere non sono soltanto una luce che si getta su tre decenni di biografia di un poeta e, con essa, su un universo di poesia, quello georgiano, per i piú di noi ancora suggellato. Sono qualcosa di ancora piú vasto: un motivo doloroso e armonioso nella musica aspra della nostra storia». Vittorio Strada.
Con queste Lettere agli amici georgiani, scritte tra il 1931 e il 1959, esce in prima edizione mondiale in Italia un altro libro di Boris Pasternak, primo nucleo organico del suo epistolario, tuttora inedito.È lo stesso poeta a testimoniare di quale centrale importanza sia stata per lui l'esperienza umana e letteraria, nata quasi per caso con l'ospitalità accordatagli nel 1930 a Tiflis dai grandi amici della sua vita, i poeti Tician Tabidze e Paolo Jasvili.«La Georgia, le singole persone, la vita del suo popolo furono per me una vera rivelazione, - scrive Pasternak. - Tutto era nuovo, tutto mi meravigliava... Gli anni del mio primo incontro con la lirica georgiana sono una pagina particolare, luminosa e indimenticabile, della mia vita ». E ancora: «Tiflis, con tutti coloro che vi ho visto e con tutto ciò che vi ho portato e che ne ho riportato, sarà per me quello che sono stati Chopin, Skrjabin, Marburg, Venezia e Rilke».Sono sufficienti queste poche righe a suggerire il fervore di idee, il calore umano, l'arricchimento spirituale di cui le lettere, nella loro immediatezza, sono testimoni. Come scrive nella sua nota introduttiva Vittorio Strada, «attraverso un ineguagliabile sodalizio di affetto e di poesia tra il grande Russo e i suoi intimi di Georgia si tocca una generosa, pura, libera altezza spirituale... Le Lettere non sono soltanto una luce che si getta su tre decenni di biografia di un poeta e, con essa, su un universo di poesia, quello georgiano, per i piú di noi ancora suggellato. Sono qualcosa di ancora piu vasto: un motivo doloroso e armonioso nella musica aspra della nostra storia».
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