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Uno dei campi di ricerca più fertili sulla storia della Grande guerra, negli ultimi due decenni, è stato quello sulle fonti di estrazione popolare: fonti a lungo trascurate e che vengono ora invece ricercate, accuratamente editate, minuziosamente analizzate. Pionieri in Italia in questo settore furono i lavori del gruppo roveretano "Materiali di lavoro", specializzatisi nello studio dei diari di guerra dei soldati (e delle loro famiglie). Ma, con loro, molti altri studiosi lavorarono alla soggettività delle classi subalterne durante, sotto, e spesso contro, la guerra.
Accanto ai diari, però, ci sono le lettere: lettere dal fronte a casa, lettere dalle famiglie ai soldati. Ma come utilizzare queste altre fonti? E, poi, queste fonti, quali problemi storici sono in grado di interrogare? Antonio Gibelli, che ha avuto un ruolo di assoluto rilievo in questo campo di ricerca, e che firma una Presentazione a questo studio, è esplicito: "Intendiamoci, l'illusione che le lettere dei soldati, così copiosamente tornate alla luce dai depositi degli archivi privati e in qualche caso dalle raccolte pubbliche, ci permettessero di attingere senza diaframmi alla soggettività incontaminata dei loro autori (....) - se mai è stata coltivata - ha dovuto subito essere abbandonata".
A cosa quindi possano servire è spiegato da Fabio Caffarena in questo suo studio, a partire dal sottotitolo. Il volume è articolato in tre parti (un'ampia bibliografia completa il repertorio.) Nella prima segnala le forme di queste fonti popolari, che vengono definite "scrittura del quotidiano". Nella seconda fornisce un'esemplificazione delle strategie, anche istituzionali, che dopo la Grande guerra furono perseguite per raccogliere le lettere dei combattenti e farne dei "monumenti della memoria". La terza, dopo aver ripercorso rapidamente la recente polemica francese sulla "dittatura della testimonianza" (nata però dall'uso dei diari, più che delle lettere, dei combattenti), fornisce un primo e assai utile repertorio di raccolte di lettere di soldati nei principali archivi pubblici italiani.
In particolare questo repertorio sembra di grande utilità. È ormai abbastanza chiaro, a partire dall'opera pionieristica del gruppo di "Materiali di lavoro", dove, in Italia, sono conservati diari e memorie inedite di combattenti o di semplici cittadini del tempo di guerra. Era invece difficile, prima di questo repertorio, orizzontarsi nelle raccolte pubbliche di lettere, e non solo di lettere dei "grandi" protagonisti della "grande" storia. Adesso invece, proprio grazie al repertorio di Caffarena, tutto ciò comincia a essere possibile. Osserviamo solo che non sempre è facile, ancora, attingere a questa tipologia di documenti: né, per la verità, c'è, allo stato attuale degli studi, un'adeguata concettualizzazione di come affrontare e utilizzare questa documentazione.
In ogni caso, chiunque vorrà studiare questo tipo di fonti, o sarà interessato a quella parte della storia delle soggettività nel tempo di guerra che attraverso le "lettere a casa" può essere fatta emergere, dovrà passare d'ora in poi da queste pagine.
Nicola Labanca
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