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Descrizione


Viene presentata una nuova edizione del corpus delle lettere di Campanella giunte fino a noi, che emenda e completa quella curata da Vincenzo Spampanato nel 1927. Distribuito, seppure in modo ineguale, lungo l'intero arco della sua vita, l'epistolario risulta diversificato per contenuti, ampiezza, stile espressivo - ma ogni lettera, che sia un ampio memoriale al papa, un opuscolo scientifico, una dedica o uno scarno biglietto, contribuisce a delineare il ritratto dell'autore.
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Dettagli

2010
1 marzo 2010
XXXII-728 p.
9788822259127

Voce della critica

"Vostra Signoria illustrissima (…) mi tenga per vero suo servo egreggio, filosofico e non cortigiano né vacantello": si definisce così Tommaso Campanella, scrivendo al francese Fabri de Peiresc nel 1635, contrapponendo la superficialità delle corti alla serietà della filosofia. E come filosofo egli si presenta nel suo epistolario pubblicato ora integralmente, sia nel lungo periodo della carcerazione napoletana, sia durante il soggiorno romano, sia negli ultimi anni dell'esilio francese fino alla morte. In nome del sapere filosofico, allora, le lettere più impegnative assumono la loro forma: cataloghi ragionati di libri; apologie indirizzate ai potenti, che presentano l'autore nei panni di Socrate ("per esser più pio degli altri, fu stimato empio") o di una figura profetica ("la ribellion mia è come quella d'Amos profeta"); memoriali che accumulano "promesse mirabili" fatte "per beneficio del Cristianesimo", palesamento di miracoli, denuncia di false credenze astrologiche, istituzione di una nuova monarchia, progetti per "accrescer l'intrate" e ancora opuscoli o libri dove la filosofia ha sempre il dovere di realizzare una "riforma universale". È questa fede nella forza del pensiero a conferire notevole fascino alle lettere di Campanella, con la loro ripetitività ossessiva, con le loro ricorrenti polemiche (contro ogni forma di machiavellismo e contro gli intrighi politici), con il loro distendersi nelle misure ampie del trattatello. Non a caso, allora, l'appassionata testimonianza epistolare di questa carriera culmina evocando le vicende editoriali in terra di Francia: la stampa o la ristampa delle opere campanelliane più importanti è l'emblema conclusivo di un'esistenza dedicata alla ricerca dell'assoluto, alla contemplazione del sole divino della verità.
Rinaldo Rinaldi

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Conosci l'autore

Tommaso Campanella

1568, Stilo (RC)

Nato nel 1568 a Stilo, in Calabria, entrò nell’Ordine dei Domenicani. Tra il 1592 e il 1597 fu sottoposto a quattro processi per eresia. Nell’estate del 1599 ordì una sedizione che avrebbe dovuto liberare la Calabria dal dominio spagnolo. Arrestato, torturato, si finse pazzo scampando così alla pena di morte. In carcere, a Napoli, scrisse gran parte delle sue opere. Liberato nel 1626 dagli spagnoli, fu fatto nuovamente imprigionare, per tre anni, dal Nunzio apostolico. Dal 1634 fino alla morte, avvenuta nel 1639, visse a Parigi, godendo i favori di Luigi XIII e di Richelieu.

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