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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho un rapporto sentimentale con questo libro: credo che sia una delle più grandi lezioni che il professor Ficara ci ha generosamente donato. Questo libro può essere letto da numerose prospettive, sia da letterati, sia da semplici lettori, ma non lascia assolutamente indifferenti. Le varie riflessioni su autori della nostra letteratura meno noti sono sempre accompagnate da vari riferimenti ai grandi classici (ai suoi classici) Leopardi e Montale. Consiglio a tutti questa piacevole lettura. GB
Notevolissimo libro, che può leggersi su vari registri di approfondimento (e/o comprensione): nel peggiore dei casi, anche prescindendo dalle efficaci considerazioni su quella sorta di "neolingua" che è diventato l'italiano, l'autore ci porta con sé, a volo d'uccello, sulla terra della scrittura e degli scrittori del nostro Paese.Così autori apparentemente marginali ci appaiono per quel che sono, ossia capaci di plasmare la lingua (e, quindi, il pensiero) seguendo direzioni inusitate, anche dietro l'apparente grazia o cura della forma: così il napoletano La Capria o il ligure Biamonti appartengono alla stessa patria - o Patria- di lingua e pensiero, condividono oo stesso sforzo di entrare negli interstizi della cosiddetta "realtà".In questa prospettiva, Giorgio Ficara mi ricorda l'ungherese Marai, che abbandona la sua terra ma ne appartiene ancor più in esilio, scrivendo, pensando, forgiando, nei decenni, una visione del mondo attraverso la sua lingua
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