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Lezioni alla Salpêtrière - Jean-Martin Charcot - copertina
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2
1998
1 gennaio 2005
220 p., ill.
9788878029736

Voce della critica


scheda di Gamna, G., L'Indice 1990, n. 1

L'editore Guerini pubblica, tradotta per la prima volta in italiano, una selezione di lavori tratti dalle "LeÞons du mardi à la Salpêtrière" (1887-1889) e dalle "Oeuvres complètes"(1886-1890) di Jean Martin Charcot, con una breve ma pertinente introduzione di A. Civita. Il nome di questo grande neuropsichiatra francese del secolo passato è soprattutto legato alla dettagliata descrizione dell'isteria ed all'uso terapeutico della suggestione e dell'ipnosi; ma giustamente, in questa selezione di scritti, sono anche riportati lavori sulla paralisi agitante (Morbo di Parkinson) del 1868, sulla sclerosi a placche disseminate, del 1870, a cui Charcot diede importanti contributi, insieme agli studi sulla sclerosi laterale amiotrofica e sulla atrofia muscolare congenita degli arti inferiori. Alla Salpêtrière, dove Charcot istituì un padiglione per i casi di isteria, egli fu a capo di una vera e propria scuola ed ebbe fra i suoi discepoli Bourneville, Pitres, Joffroy, Cotard, Gilles de la Tourette, Meige, Paul Richer, Souques, Pierre Marie, Raymond, Babinski, tutti nomi destinati a divenire a loro volta celebri. Le sue lezioni del martedì alla Salpêtrière divennero presto famose ed erano seguite da un vasto pubblico, non esclusivamente medico; dal 1876 esse ebbero anche una pregevole iconografia; in seguito, però, divennero quasi una rappresentazione teatrale, fra il drammatico ed il clownesco, dove i malati presentati si esibivano in manifestazioni spontanee, ma il più delle volte suggerite, della loro malattia. È tuttavia merito di Charcot la definitiva definizione della isteria come una malattia psichica: "il faut bien que l'on sache que l'hystérie est une maladie psychique": e, nel polimorfismo sintomatologico l'individuazione di un tipo morboso: "un 'unità che fa sì che la malattia possa essere chiamata specie... è grazie a questo che noi riusciamo a non annaspare troppo nel lavoro clinico". Le osservazioni cliniche minuziose di Charcot, come di altri autori della stessa epoca, sono un modello, forse ineguagliabile, di descrizione, oggi, giustamente rivalutato. Charcot vide nel trauma emotivo la genesi dell'isteria, ma non trascurò lo studio della personalità premorbosa individuale come l'indagine familiare di questi soggetti. È noto che Freud, intorno al 1880, frequentò con entusiasmo le lezioni di Charcot e ne trasse i primi spunti per i suoi studi con Breuer sull'ipnotismo, e in seguito il nucleo della psicoanalisi. Però Charcot rimase alle soglie dell'inconscio, nella sua teoria e nella sua pratica; solo un mutamento radicale del pensiero poteva giungere all'elaborazione freudiana.

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