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Il «Liber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302) - copertina
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Il «Liber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302)
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Il «Liber contractuum» dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302) - copertina

Descrizione


All’inizio del 1302 il vescovo di Padova Ottobono de’Razzi guidò un delegazione presso la curia romana per sollecitare provvedimenti pontifici contro i soprusi e gli scandali degli inquisitori francescani in varie zone del Veneto e del Friuli. Nel giugno dello stesso anno Bonifacio VIII sospendeva i frati Minori dall’ufficio dell’inquisizione nelle province interessate e incaricava il vescovo Guido di Neville di condurre un’inchiesta, che si concluse nel gennaio 1303 con la decisione del papa di togliere ai frati Minori l’ufficio dell’inquisizione a Padova e a Vicenza e di sostituirli con i frati Predicatori (cambio della guardia che non giovò: abusi e scandali continuarono, costringendo pochi anni dopo Clemente V a promuovere nuove indagini).

Le inchieste, in particolare, miravano a verificare la correttezza delle confische dei beni degli eretici e l’uso del denaro ricavato: da qui la richiesta di esibire i registri delle entrate e delle uscite e i rendiconti contabili. Tra la vera montagna di carte esaminata dal vescovo Guido (strumenti notarili, libri di conto, documenti e registri di pagamenti) c’erano anche il «Liber contractuum» e il «Liber possessionum» – aggiunto al primo in epoca di poco posteriore – che vengono qui pubblicati. Pur configurandosi come raccolta documentaria prodotta dal comune, i libri contengono elementi che, per la presenza di precisi spunti narrativi nel commento ai fatti attestati, risultano utili a sostenere l’accusa contro i frati, e non solo nelle vicende riguardanti episodi di eresia. Ad esempio, il blocco di atti collegati al testamento di Aicardino di Litolfo è introdotto da una lunga «narracio fraudum commissarum ... per guardianos conventus fratrum Minorum de Padua», un vero atto di accusa secondo il quale i frati si sarebbero comportati «sicut lupi rapaces».

In conclusione, questi documenti sono gremiti di vita. Frati ed inquisitori vi appaiono grandi protagonisti della società comunale: nella vita religiosa, ovviamente, ma anche, in forme più o meno dirette, in quella politica, economica, culturale. Inoltre, in quanto libri del comune, le due raccolte ci forniscono preziose informazioni sul funzionamento degli organi di governo e di amministrazione, sui meccanismi di trasmissione della ricchezza nei gruppi familiari più eminenti, su un’economia che comincia ad aprirsi agli investimenti fruttuosi e alle attività mercantili.

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Dettagli

2002
1 novembre 2002
1160 p.
9788883340772
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