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Il liberismo e la società americana nell'età della destra - Lucio Avagliano - copertina
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Descrizione


Dall'età di Regan il liberismo ha senza dubbio caratterizzato la politica Americana, sia all'interno che nei rapporti internazionali. All'interno esso era diventato un mito, quello del libero mercato, in contrapposizione allo statalismo, ma tale mito non trovava riscontro nell'analisi degli atti correnti di politica economica, che hanno invece manifestato un costante intervento del Governo, specie in occasione della crisi attraversata dall'economia americana. Nei rapporti internazionali l'antiprotezionismo è diventato una costante della politica americana, una bandiera che a molti è sembrata più una copertura dei propri interessi, che un richiamo alle teorie di Smith e Hayek. La vicenda è assai complessa e ad essa al di fuori delle polemiche ideologiche sono state dedicate in passato poche riflessioni significative, preferendosi piuttosto analizzarla nell'ambito della cosiddetta globalizzazione, termine alquanto ambiguo che ha finito col coprire lo studio dei suoi effetti concreti sulla politica e sulla società americana. L'attenzione è stata puntata sulla crescita delle disuguaglianze e sui vantaggi o svantaggi che il mercato globale ha offerto ai consumatori nell'ambito di una revisione della storia del capitalismo degli Stati Uniti, specie con gli ultimi contributi di Paul Krugmann e di Robert Reiche e con l'accentuazione da parte del primo del fattore politico su quello economico.
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Dettagli

2008
6 novembre 2008
128 p., Brossura
9788856801057

Voce della critica

Nella storia economica degli Stati Uniti, Avagliano rintraccia una lunga linea di continuità all'insegna del liberismo, che investe anche le politiche dei democratici negli anni di Clinton e che ha gravemente compromesso, a suo avviso, le conquiste sociali del New Deal. Punto di partenza del ragionamento sono le analisi condotte da alcuni dei più prestigiosi studiosi statunitensi, Joseph Stiglitz, Paul Krugman e Robert Reich. Stiglitz, nel suo noto lavoro I ruggenti anni Novanta (Einaudi, 2004), ha osservato come i segnali di crisi economica di inizio XXI secolo non possano essere fatti risalire solo al passaggio da Clinton a Bush Jr. Le prime avvisaglie furono in realtà precedenti, e derivarono dalla politica del non intervento adottata proprio da Clinton in base alle convinzioni neoliberiste dei suoi consiglieri new democrats. La deregulation e la mera focalizzazione sull'obiettivo della riduzione del deficit non posero freni, secondo Stiglitz, alle illusioni della New Economy e alla conseguente "bolla speculativa", causa primaria della crisi. Il volume di Krugman, La coscienza di un liberal (Laterza, 2008), ha approfondito ulteriormente il quadro storico, mostrando il lungo percorso attraverso cui, a partire dagli anni sessanta, è stato di fatto avviato negli Stati Uniti un rovesciamento del New Deal. Analogamente, Reich, nel suo Supercapitalismo (Fazi, 2008), ha sottolineato come la "rivoluzione economica" degli ultimi trent'anni, incentrata sulla competizione globale, abbia portato benefici ai "consumatori" e agli "investitori", ma abbia fatto compiere un grosso balzo indietro ai "cittadini". Su queste basi, Avagliano invoca sostanzialmente un ritorno alle idee di Keynes e al New Deal rooseveltiano.
Giovanni Borgognone

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