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Nella storia economica degli Stati Uniti, Avagliano rintraccia una lunga linea di continuità all'insegna del liberismo, che investe anche le politiche dei democratici negli anni di Clinton e che ha gravemente compromesso, a suo avviso, le conquiste sociali del New Deal. Punto di partenza del ragionamento sono le analisi condotte da alcuni dei più prestigiosi studiosi statunitensi, Joseph Stiglitz, Paul Krugman e Robert Reich. Stiglitz, nel suo noto lavoro I ruggenti anni Novanta (Einaudi, 2004), ha osservato come i segnali di crisi economica di inizio XXI secolo non possano essere fatti risalire solo al passaggio da Clinton a Bush Jr. Le prime avvisaglie furono in realtà precedenti, e derivarono dalla politica del non intervento adottata proprio da Clinton in base alle convinzioni neoliberiste dei suoi consiglieri new democrats. La deregulation e la mera focalizzazione sull'obiettivo della riduzione del deficit non posero freni, secondo Stiglitz, alle illusioni della New Economy e alla conseguente "bolla speculativa", causa primaria della crisi. Il volume di Krugman, La coscienza di un liberal (Laterza, 2008), ha approfondito ulteriormente il quadro storico, mostrando il lungo percorso attraverso cui, a partire dagli anni sessanta, è stato di fatto avviato negli Stati Uniti un rovesciamento del New Deal. Analogamente, Reich, nel suo Supercapitalismo (Fazi, 2008), ha sottolineato come la "rivoluzione economica" degli ultimi trent'anni, incentrata sulla competizione globale, abbia portato benefici ai "consumatori" e agli "investitori", ma abbia fatto compiere un grosso balzo indietro ai "cittadini". Su queste basi, Avagliano invoca sostanzialmente un ritorno alle idee di Keynes e al New Deal rooseveltiano.
Giovanni Borgognone
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