Propr. Robert Louis F., regista, attore e coreografo statunitense. Figlio d'arte, inizia la sua carriera sui palcoscenici teatrali come ballerino e coreografo. Scritturato dalla mgm, partecipa come attore e ballerino a diverse commedie musicali, tra cui Tre ragazze di Broadway (1953) di S. Donen e Mia sorella Evelina (1955) di R. Quine. Divenuto uno dei più famosi coreografi e registi di musical, nel 1969 realizza il primo film, portando sul grande schermo un suo successo di Broadway, Sweet Charity - Una ragazza che voleva essere amata (1969), riambientazione di Le notti di Cabiria di F. Fellini nella New York dei «figli dei fiori», con S. MacLaine che ricalca le orme di G. Masina. Il film, pur diseguale nella composizione, oltre alla conferma del suo talento di coreografo mostra già una certa abilità nei movimenti di macchina. La sua consacrazione come regista giunge nel 1972 con Cabaret, che Hollywood, sempre sensibile al destino del musical, premia con ben otto Oscar (tra cui quello per la miglior regia). Ambientato nella Berlino dell'avvento del nazismo, in equilibrio tra commedia e melodramma, il film riesce a trasporre nel mondo del cabaret l'atmosfera della catastrofe incombente. Del 1974 è Lenny, tormentata biografia in bianco e nero del comico anticonformista Lenny Bruce, interpretato da D. Hoffman, che urla fino alla sua precoce fine il disperato disgusto per una società americana perbenista e repressiva. Le enormi fatiche per la realizzazione di tanti successi cinematografici, che si aggiungono a quelli teatrali, gli provocano in seguito un infarto che gli è quasi fatale. Le inquietudini sulla propria salute si riflettono in parte nel successivo All That Jazz - Lo spettacolo continua (1979), che si conclude con la morte del protagonista sul palcoscenico: autobiografico (ispirato a Otto e mezzo di Fellini) e barocco, il film ottiene altri quattro Oscar e la Palma d'oro a Cannes. Il suo ultimo film, Star 80 (1983), è la storia vera di Dorothy Stratten, ex coniglietta di «Playboy», divenuta attrice, che viene uccisa in un impeto di gelosia da colui che l'aveva lanciata. Seppure meno riuscito degli altri, il film porta ancora una volta sullo schermo le ossessioni di F.: il mondo dello spettacolo come metafora della vita e l'attrazione verso l'autodistruzione. Anche nella vita il regista non si sottrae al destino di un'attività frenetica votata senza riserve alla rappresentazione e muore d'infarto in una stanza d'hotel poco prima dell'ennesima replica di una sua commedia musicale.