(Saint-Julien-Chapteuil, Haute-Loire, 1885 - Parigi 1972) scrittore francese. All’inizio del secolo formulò la dottrina dell’unanimismo, secondo la quale ogni aggregazione di individui possiede una sorta di anima collettiva. Di questa dottrina, in cui coesistevano bergsonismo e socialismo utopistico, R. si fece interprete sia nella poesia sia nella narrativa e nel teatro. Pubblicò allora La vita unanime (La vie unanime, 1908), raccolta di poesie in cui trovano formulazione le idee provenienti dall’Abbazia di Créteil, in particolare la ricerca di una comunione spirituale con la realtà. Ripropose i temi dell’unanimismo nei versi di Odi e preghiere (Odes et prières, 1913), nei romanzi Morte di qualcuno (Mort de quelqu’un, 1911) e I compagni (Les copains, 1913). Nel teatro riportò successi con Il signor Le Trouhadec si lascia traviare (Monsieur Le Trouhadec saisi par la debauche, 1923) e soprattutto con Knock o il trionfo della medicina (Knock ou le triomphe de la médecine, 1923), satira della classe medica. Si impegnò successivamente nel progetto di una «sintesi unanimista della nostra epoca»: il romanzo in 27 volumi Gli uomini di buona volontà (Les hommes de bonne volonté, 1932-56), che traccia un ambizioso affresco della società francese contemporanea. Autore spesso schematico e intellettualistico, R. legò la sua fama alla concezione unanimista, la cui fortuna toccò il punto più alto nella cultura progressista tra le due guerre.