(Roma 63 a.C. - Nola 14 d.C.) nipote e figlio adottivo di Giulio Cesare, triumviro e infine, dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), unico dominatore dell’impero romano. Il titolo di Augusto gli fu decretato dal senato nel 27 a.C., e fu portato dopo di lui da tutti gli altri imperatori. Oltre che alla protezione data alle lettere e alle arti, che fecero dell’età augustea il periodo della massima fioritura poetica e culturale di Roma, la sua fama letteraria è legata a opere che egli stesso scrisse e di cui ci rimangono frammenti. Il più ampio di questi - detto Monumentum Ancyranum perché trovato in una iscrizione vicino ad Ankara nell’originale latino e in una traduzione greca, o anche Index rerum gestarum o Res gestae divi Augusti - è una specie di testamento-resoconto delle proprie azioni, scritto da A. nel suo ultimo anno di vita, depositato presso le vestali e letto in senato dopo la sua morte. Il documento testimonia una profonda consapevolezza del valore della propria opera, di cui dà, in uno stile ufficiale e solenne, una chiara visione unitaria. Perdute sono invece l’autobiografia, il De vita sua, una raccolta di Epistulae e altre opere minori.