Gian Conti, nato a Torino nel 1939, è un ex dirigente d'industria, oggi collezionista e restauratore di antichi strumenti musicali a corde.
È sfollato subito in un paesello della Toscana, prima che bombardassero anche quello e fosse costretto rifugiarsi in un seccatoio di castagne nei boschi. Poi qualcuno ha deciso di bombardare anche il seccatoio, dunque non gli è rimasto che nascondersi in una galleria mineraria della Montecatini, a poca distanza dalla quale i nazisti hanno perpetrato la strage di Niccioleta.
A quattro anni ha fatto la prima elementare ed è stato promosso.
A cinque venivano da Grosseto per vederlo fare le quattro operazioni. Ha fatto la seconda elementare ed è stato promosso.
A sei anni, finita la guerra, è tornato a Torino dove avrebbe dovuto frequentare la terza, ma gli hanno fatto ripetere la seconda. Si ritrova dunque con due pagelle con scritto “promosso in terza elementare”. Da quel momento è tornato normale.
Figlio di padre Fiat, avrebbe studiato volentieri musica ma ha finito per fare il Politecnico. Terminati gli studi si è buttato nell’informatica, che a quei tempi era una scienza agli albori. Un percorso professionale sviluppato in un campo che, in cinquant’anni, ha visto evoluzioni e stravolgimenti mille volte più rapidi e radicali di quelli di qualunque altro settore industriale. Gian Conti ha visto morire le schede perforate, nascere i primi elaboratori, grandi e pesanti, diecimila volte meno capaci e potenti di quelli che ora si portano comodamente in tasca. Ha vissuto il tramonto dell’hardware e il trionfo del software, ha visto nascere e morire aziende, strutture, tradizioni. Ha visto scomparire la Olivetti e con lei, nel mondo, decine di grandi aziende del settore.
Sopravvissuto felice a tanti contraccolpi emotivi, Gian Conti si è dato tardi alla scrittura, hobby che ha coltivato con intenti prevalentemente contemplativi, così come la collezione e il restauro di vecchi strumenti a corde, attività alla quale non ha mai dato risalto pubblico, nonostante continui a restaurare fienili per ospitarvi nuovi oggetti da collezione.
I libri di Gian Conti sono dei noir caratterizzati da una rigorosa vena narrativa che, sviluppandosi talora con attori diversi, in luoghi e perfino tempi diversi, finisce sempre per condurre il lettore a finali tanto sorprendenti quanto emozionanti. La fantasia e il sense of humour ne rendono la lettura fluida e scorrevole tanto che, a sentire i suoi lettori, «i libri di Gian Conti fan quattrocento pagine ma non le dimostrano affatto».
Ha pubblicato: Puzzle di tre (Nicolodi 2006/Zandonai 2009), Loop (Zandonai 2008), L'ultimo anello (Zandonai 2010), Non è successo niente (Zandonai 2012).