Attore e regista italiano. Di umili origini, si appassiona, contro le tradizioni di famiglia che lo vorrebbero geometra, al teatro, cominciando a praticarlo come attore, prima da solo, poi con il gruppo cabarettistico La Smorfia, costituito con L. Arena e E. Decaro. Il buon successo degli spettacoli teatrali gli apre le porte della televisione e poi del cinema, dove esordisce nel triplice ruolo di regista, sceneggiatore e protagonista con Ricomincio da tre (1981): i sorprendenti incassi del film, in un periodo non particolarmente felice per il cinema italiano, premiano l'originalità di T., la cui comicità punta su elementi surreali e paradossali, sicuramente debitori dello spirito partenopeo, ma che anche lo costringono nell'eterogenea famiglia dei «nuovi comici» dei primi anni '80 (F. Nuti, C. Verdone ecc.). Il personaggio di giovane timido e impacciato alle prese con le frustrazioni della vita ritorna in Scusate il ritardo (1982), sua seconda regia, meno riuscita della precedente, quindi in coppia con l'esuberanza toscana di R. Benigni in Non ci resta che piangere (1984), diretto a quattro mani dai due protagonisti, curiosa commedia fantastica dall'incredibile successo su due personaggi contemporanei catapultati nel 1492 in un piccolo paesino della Toscana. Anche i successivi Le vie del signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991) disperdono l'originalità delle premesse – due storie d'amore stravaganti, la prima sullo sfondo del periodo fascista, la seconda nella sonnecchiosa Napoli di oggi – in sequenze di gag poco controllate. Dopo qualche prova solo come attore (in particolare con E. Scola: Che ora è, 1989, e Splendor, 1989, entrambi con M. Mastroianni), commuove il pubblico con Il postino (1994) di M. Radford (alla cui regia partecipa in incognito), ambizioso racconto, dal romanzo di A. Skármeta, dell'amicizia di un umile postino con il poeta Neruda in esilio. Muore poco dopo la fine delle riprese, per colpa di un cuore da tempo malato.