Roberto Roversi è considerato dalla critica uno dei massimi poeti italiani del Novecento. Il suo primo componimento risale al 1939, all’inizio della guerra, e si intitolava Cavalleria polacca. A sedici anni aveva già a cuore qualcosa – ancora non ben definito, magari -, sentiva che la letteratura aveva a che fare con la vita, doveva averci a che fare.
Aveva avuto come compagni, al liceo, Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti e con loro aveva fondato la rivista Officina. Erano tre personaggi caustici, cui non andava giù la realtà così com’era, per niente, e infatti la rivista chiuse presto: troppo diretta, redattori troppo arrabbiati. Come diceva lo stesso Roversi, «non avevamo fatto ben bene i conti». Ma lo spirito rimase: nel 1961 nasceva la rivista «Rendiconti».
Delle numerose opere poetiche, si ricordano: Dopo Campoformio, Feltrinelli, 1962 (poi Einaudi, 1965); Le descrizioni in atto, ciclostilato in proprio, Bologna 1969-1974 e L'Italia sepolta sotto la neve (2010), che raccoglie il suo lavoro poetico degli ultimi trent'anni.
Le principali opere di narrativa sono: Ai tempi di re Gioacchino, Palmaverde, 1952; Caccia all'uomo, Mondadori, 1959 (poi Pendragon 2011); Registrazione di eventi, Rizzoli, 1964; I diecimila cavalli, Editori Riuniti, 1976.
Per il teatro ha scritto: Unterdenlinden, 1965 (poi Pendragon, 2002); Il crack, 1969 (poi Pendragon, 2004); La macchina da guerra più formidabile, 1971 (poi Pendragon, 2002); Enzo re Tempo viene chi sale e chi discende, 1977 (poi Pendragon, 1999); La macchia d'inchiostro, Pendragon 2006.
Ha scritto i testi per tre dischi di Lucio Dalla (Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e Automobili), e altri testi per il gruppo degli Stadio, tra cui Ma se guido una Ferrari, Maledettamericatiamo, Bianco di gesso e nero di cuore, La ragazza col telefonino, e la celebre Chiedi chi erano i Beatles.
Roberto Roversi aveva un legame intimo con i libri, anche grazie alla libreria Palmaverde che, con sua moglie, aveva aperto a Bologna nel 1948 e chiuso nel 2006. Tra le sue attività anche la scoperta di talenti. Ricordiamo ad esempio Grazia Verasani, che ha pubblicato nell'87 i suoi primi racconti grazie a lui.