Propr. R. V. Plemiannikov, regista francese. Figlio di un immigrato ucraino, è un ragazzo vivace e curioso che sperimenta vari lavori creativi prima di dedicarsi definitivamente al cinema. Ispirato dalle belle donne, trova la prima musa nella allora sconosciuta B. Bardot che lancia nella sua regia d’esordio, Piace a troppi (1956). Il film consacra Saint-Tropez a luogo d’elezione delle trasgressioni e la Bardot a mito francese della seduzione. Imbronciata e irresistibile, la giovane diva sposa il suo regista-pigmalione e si fa dirigere dal marito in tre altre pellicole considerate all’epoca scandalose: Gli amanti del chiaro di luna (1957), A briglia sciolta (1961) e Il riposo del guerriero (1962). Colta così la peculiarità dei temi sessuali in anni di profondi rinnovamenti, e assurto alla ribalta delle cronache mondano-culturali, il regista si trasforma in personaggio, impastando lo stile essenziale della Nouvelle vague con temi morbosi ed esibizioni di grazie femminili votate al peccato. In Il vizio e la virtù (1963) si rifà per es. alle nequizie del marchese de Sade, ma più che altro contempla compiaciuto la protagonista C. Deneuve, sua nuova compagna. Parimenti, qualche anno dopo scatena nel fumetto psichedelico Barbarella (1968) la sensualità di una giovanissima J. Fonda che impalma quale terza moglie. Dirige fino ai primi anni ’80 una manciata di altri film in cui si fa evidente il limite di una vena superficiale presto esaurita e volta più a scandalizzare la morale corrente piccolo-borghese che a mettere radicalmente in discussione i pregiudizi e i luoghi comuni.