(Augusta 1898 - Berlino 1956) poeta e drammaturgo tedesco.La vita Figlio dell’amministratore delegato di un’impresa industriale, cominciò a scrivere e pubblicare durante la prima guerra. Cronista teatrale, divenne amico del comico K. Valentin. Trasferitosi a Monaco (1920) e poi (1924) a Berlino, lavorò per il teatro, collaborando con i registi M. Reinhardt e E. Piscator, i musicisti K. Weill, H. Eisler e P. Hindemith, gli scrittori A. Bronnen e L. Feuchtwanger, il pittore G. Grosz. Nel 1928 sposò l’attrice Helene Weigel. Si avvicinò al marxismo guidato e influenzato da F. Sternberg, W. Benjamin e, soprattutto, da K. Korsch. Dopo il 1930 agì in sempre più stretto rapporto col partito comunista tedesco. Il giorno dopo l’incendio del Reichstag lasciò la Germania. Dopo brevi soste in Svizzera e Francia, si stabilì in Danimarca, a Svendborg, nell’isola di Langeland, insieme alla moglie e alle collaboratrici Margarethe Steffin e Ruth Berlau (la Lai-Tu del Me-Ti. Libro delle svolte, Me-Ti. Buch der Wendungen, iniziato probabilmente nel 1934). Nel 1935 compì viaggi a Mosca, New York e Parigi, dove pronunciò un polemico intervento al congresso degli scrittori antifascisti. Fra 1939 e 1940 fu in Svezia. Quando i nazisti invasero la Danimarca, riparò in Finlandia e nel maggio 1941, poco prima che le truppe hitleriane entrassero anche in quel paese, scampò a Mosca da dove, via Vladivostok, raggiunse fortunosamente gli USA, dove restò sei anni, quasi isolato; visse progettando film per Hollywood. Nel 1947, regista J. Losey, attore C. Laughton, andò in scena a Hollywood, con scarso successo, Vita di Galilei. Inquisito dal Comitato per le attività antiamericane, tornò in Europa e nel 1948 raggiunse Berlino Est, dove organizzò la celebre compagnia Berliner Ensemble (1949), prima al Deutsches Theater, poi al Theater am Schiffbauerdamm. La sua adesione al comunismo non gli risparmiò varie difficoltà con la burocrazia del regime di W. Ulbricht.Le opere del primo periodo berlinese Gli inizi letterari di B. esaltano l’asocialità e le energie distruttive: nel dramma Baal (1918) e nella raccolta di liriche Libro di devozioni domestiche (Hauspostille, 1927) si celebra quanto è larvale, deforme, corrotto, gli avventurieri e i fuorilegge che «vivono nella morte» e rifiutano le «seduzioni» della speranza. Con un linguaggio ora biblico ora gergale e una metrica di ascendenza rinascimentale e barocca, si manifesta un profondo conflitto tra affermazione e negazione dell’esistente. Per ora è assente la dimensione sociale, anche se lo sfondo è quello della rivolta spartachista di Berlino (Tamburi nella notte, Trommeln in der Nacht, 1919) o della Chicago dei gangster (Nella giungla delle città, Im Dickicht der Städte, 1921-24). Nel suo primo periodo berlinese, in polemica con lo psicologismo, B. si accosta alla tendenza detta della «nuova oggettività», proclama la fungibilità degli uomini e la illimitata possibilità della loro manipolazione (Un uomo è un uomo, Mann ist Mann, 1924-25); e da qui comincia a elaborare quelli che saranno i principi del suo «teatro epico». Quando nel 1928, con il rifacimento geniale dell’Opera del mendicante (Beggar’s Opera, 1728) dell’inglese J. Gay, ossia con L’opera da tre soldi (Die Dreigroschenoper), grazie anche ai bellissimi songs musicati da K. Weill, B. diviene il più famoso commediografo tedesco, egli è ormai maturo per tentare una interpretazione della condizione umana nella società divisa in classi. Il trapasso al marxismo è segnato da Ascesa e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, 1928-29), la città suicida fondata sul mito del denaro, e dai cosiddetti «drammi didattici», dove B. esemplifica apertamente la dialettica della società capitalistica. Sono di questo periodo La linea di condotta (Die Massnahme, 1930), sul conflitto fra moralità individuale ed eticità politica, rappresentata dal partito, opera ambientata nella Cina rivoluzionaria; La madre (Die Mutter, 1930-32), dall’omonimo romanzo di M. Gor’kij, sul tema della inversione del rapporto educativo fra genitori e figli, e due capolavori: L’eccezione e la regola (Die Ausnahme und die Regel, 1930), dove si contemperano perfettamente la creazione di personaggi e il folgorante meccanismo delle situazioni, e Santa Giovanna dei macelli (Die heilige Johanna der Schlachthöfe, 1929-30), complesso dramma ambientato nei macelli di Chicago durante la crisi economica del 1929 (dove il conflitto delle classi si riflette nel linguaggio, parodia di quello dei classici per i padroni e dimesso-sublime per gli sfruttati), concluso con la distruzione della creatura mediatrice, Giovanna, che solo in parte e alla fine intende come «solo violenza aiuti dove violenza regna».Il «teatro epico» Negli anni d’esilio B. scrive moltissime poesie, alcune ne pubblica (Canzoni, poesie, cori, Lieder, Gedichte, Chöre, 1934; Poesie di Svendborg, Svendborger Gedichte, 1939), le più lascia inedite; riprende la narrativa col Romanzo da tre soldi (Dreigroschenroman, 1934), che in un lucido e complicato intreccio rielabora la fortunata Opera, e con i testi raccolti più tardi (1948) sotto il titolo di Storie da calendario (Kalendergeschichten). Si aggiungano i Dialoghi di profughi (Flüchtlingsgespräche, 1940) e alcune meno felici opere drammatiche, di immediata polemica antinazista. Verso la fine degli anni Trenta B. chiarisce anche i termini della sua teoria del «teatro epico»: nell’epoca del capitalismo industriale il teatro deve farsi carico dei compiti della scienza sociale; bisogna cambiare le abitudini dello spettatore, che dovrà assumere il ruolo di osservatore critico. Per raggiungere questo scopo B. ricorre all’«effetto di straniamento», che impedisce allo spettatore di immedesimarsi e di lasciarsi suggestionare dalla vicenda drammatica. Nascono così le cinque maggiori opere teatrali, enigmatiche per la loro irrisolta contraddittorietà: Madre Courage e i suoi figli (Mutter Courage und ihre Kinder, 1939), una «cronaca della guerra dei trent’anni» ispirata a un testo di Grimmelshausen (1670), sulla figura d’una vivandiera che un’astuta vitalità, intesa a profittare della guerra, non salva dalla rovina; la Vita di Galilei (Leben des Galilei) che in tre successive versioni (la prima, danese, è del 1938-39; la seconda, americana, del 1945-46; la terza, berlinese, del 1953-55) mette in scena, nella figura del grande scienziato, ora il combattente per la libertà intellettuale, ora il capostipite degli odierni scienziati atomici asserviti al potere; il bellissimo dramma L’anima buona di Sezuan (Der gute Mensch von Sezuan, 1938-40), che si fonda sulla scissione in due personaggi opposti della protagonista Shen Te, a significare l’impossibilità di essere «buoni» in un mondo «cattivo» e l’irrazionalità di quel che pare più normale e ragionevole. Una analoga, ma rovesciata, scissione si trova anche nella commedia di ambiente finlandese Il signor Puntila e il suo servo Matti (Herr Puntila und sein Knecht Matti, 1940-41), dove al ricco agrario la verità può apparire solo nell’ubriachezza. Ampia e colorata opera di esaltazione di positive energie popolari, mosse intorno al tema del giudizio di Salomone e fissate nelle figure dell’energica Grusa e del sarcastico giudice plebeo Azdak, è Il cerchio di gesso del Caucaso (Der kaukasische Kreidekreis, 1944). Si debbono ricordare anche La resistibile ascesa di Arturo Ui (Der aufhaltsame Aufstieg des Arturo Ui, 1941), Schweyk nella seconda guerra mondiale (Schweyk im zweiten Weltkrieg, 1941-44), La condanna di Lucullo (Die Verurteilung des Lukullus, 1951). Incompiuti, il romanzo Gli affari del signor Giulio Cesare (Die Geschäfte des Herrn Julius Cäsar, 1949), l’opera teatrale Turandot (1954).La lirica e la prosa È uno dei maggiori drammaturghi della prima metà del nostro secolo. Non tanto per la sua teoria e pratica del «teatro epico» quanto per la capacità di creare conflitti emblematici, dove prendono la parola le figure e i miti capitali del nostro tempo.Anche l’opera di B. lirico, forse anche più alta di quella teatrale, ha le sue radici nel linguaggio drammatico; e per questo è tanto spesso monologo, ballata, Lied. Ma è anche urto di affermazioni, dialettica abbreviata. Più la parola è nuda, corrente, oltraggiosamente «prosastica», più riceve dalla violenza dell’illuminazione cui è sottoposta la capacità di giungere all’incandescenza. Poesia dalle molte voci e pronunce (da quella rauca o blesa della giovinezza a quella martellante e stridula della maturità fino agli «staccati» atonali degli ultimi anni), questa lirica volge le spalle alla tradizione europea del tardo simbolismo e del surrealismo per assumere, come B. dice, «il secco «ignobile» lessico dell’economia dialettica»; ed esplora tutte le possibilità ritmiche che contestino la melodia.La prosa dell’apologo e della favola, il motto sapienziario e aforistico di B. vogliono essere invece un esempio di linguaggio comunicativo e di ragionamento articolato su elementi semplici per lessico e sintassi, ma resi capaci di arricchimento per continua moltiplicazione dialettica.