Nato ad Ancarano in Abruzzo, a diciotto anni Cecco d’Ascoli entrò nel monastero di Santa Croce ad Templum, centro propulsore dell’esoterismo templare della Marca Meridionale. Fu astrologo di corte di Carlo II d’Angiò. Si ristabilì a Firenze nel 1314, poi fu a Bologna dove nel 1324 insegnava alla facoltà di Medicina dell’Alma Mater e qui subì la prima condanna per avere fatto dei commenti negativi sulla religione cristiana. Nel 1326 Carlo, duca di Calabria, lo nominò medico di corte. I suoi studi di astrologia ruotavano attorno ai commenti sul De principiis astrologiae del musulmano Alcabizio e il De sphaera mundi di Giovanni Sacrobosco. Fu condannato al rogo dall’Inquisizione e morì arso davanti alla chiesa di Santa Croce a Firenze il 16 settembre 1327. Tradizione vuole che la forte e multiforme personalità di Cecco sembrò resistere anche alle fiamme del rogo; qualcuno lo sentì urlare: «L’ho detto, l’ho insegnato, lo credo!». La sua opera principale è L'Acerba, un trattato su i cieli e le loro influenze, l'anima, le pietre, gli animali, vari tipi di fenomeni psicologici e naturali, la fortuna.
Foto: Statua di cecco D'Ascoli in Piazza Matteotti a Ascoli Piceno