Dominique Manotti è nata e ha sempre vissuto a Parigi. Docente di Storia Economica contemporanea alla Sorbona. Considera la Storia come metodo di pensiero e di lavoro. Letture, incontri, riflessioni. Poi scelta di un soggetto di studio, formulazione di ipotesi. Inoltre ricerche, accumulo di fatti, di indizi, di tracce, critica dell’ipotesi di partenza, immaginazione di quella che può essere stata la vita e la morte degli uomini sulle cui tracce si lavora. Infine costruzione di una macchina razionale che mescoli tutti gli elementi di conoscenza accumulati e quindi scrittura: un metodo perfettamente trasportabile alla scrittura di romanzi polizieschi o di noir.
Militante fin dall’adolescenza, dagli ultimi anni della guerra d’indipendenza algerina, poi negli anni sessanta e settanta, in diversi movimenti e sindacati, in un ambito che si potrebbe definire marxista e di sindacalismo rivoluzionario.
Infine scrittrice, e non tanto per vocazione, quanto per disperazione. L’arrivo di Mitterand al potere le sembra, in un certo modo, come le campane a morto delle speranze di trasformazione radicale della società. Allora, il romanzo noir è per lei la forma più appropriata per raccontare quella che è stata l’esperienza della sua generazione e la sua pratica professionale di storica le pare lo strumento più adeguato per tentare l’esperienza della scrittura romanzesca.