Appartenente all'ordine dei Frati Minori, scrisse in volgare veronese due poemetti didascalici: il De Babilonia civitate infernali e il De Jerusalem celesti. Non si è trovata traccia di lui negli Annali di Wadding: dunque non dovette prendere parte ad uffici pubblici o ad incarichi di carattere ecclesiastico all'interno dell'ordine francescano. Fu probabilmente contemporaneo di Bonvesin de la Riva, come suggerirebbe lo stesso tipo di metrica e la presenza di idee simili in ambito escatologico. Di Giacomino da Verona sappiamo molto poco, e quel poco che è noto è direttamente tramandato da Giacomino medesimo nella penultima quartina del De Babilonia civitate infernali: "... Iacomino da Verona de l'Orden de' Minori". Era dunque un francescano vissuto nella seconda metà del XIII secolo. Come tutti gli ecclesiastici conosceva la lingua latina, anche se utilizzava il dialetto veronese stretto per poter comunicare cogli auditori, popolani in gran parte analfabeti. Con ogni probabilità utilizzava parte dei poemetti durante le prediche o nelle funzioni religiose del sabato e della domenica. Ma non è nota la chiesa in cui risiedeva.
Di Giacomino da Verona è uscita nel 2017 una versione poetica dei suoi Babilonia città infernale e La Gerusalemme celeste scritta da Mary Barbara Tolusso e contenuta nel volume Visioni dell'aldilà prima di Dante (Mondadori 2017).