(Megara Nisea, Corinto, secc. VI-V a.C.) poeta greco. Nato a Megara Nisea da famiglia aristocratica, in seguito a conflitti politici fu esiliato e divenne cittadino di Megara Iblea, in Sicilia (dove, secondo un’altra tradizione, sarebbe nato). Col suo nome sono stati tramandati due libri di elegie (1389 versi), la cosiddetta Silloge teognidea, ampiamente spuria. Il nucleo della raccolta è costituito dalle esortazioni a Cirno, giovane amato dal poeta. Su tale nucleo si sarebbe costruita una silloge gnomica, comprendente versi di altri poeti (Mimnermo, Tirteo, Solone, Focilide). Secondo gli antichi sarebbero certamente sue due elegie, quella in cui il poeta condanna i matrimoni di interesse tra classi diverse e quella (citata da Platone) in cui ammonisce il lettore a frequentare gente «perbene», intendendo, con ciò, gli aristocratici. Nella crisi politico-sociale del sec. VI, in cui l’aristocrazia subisce l’attacco delle nuove concezioni di vita prodotte dalle classi mercantili, T. difende i valori dell’etica aristocratica. Il pensiero della patria lontana, dei beni perduti, delle trasformazioni presenti, vissute come corruzione, dà all’elegia di T. toni aspri, inflessibili e insieme nostalgici.