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Opportunamente le edizioni Archinto pubblicano alcuni saggi di Stefan Zweig sull’importanza formatrice della lettura. “Il libro come accesso al mondo” raccoglie dieci testi che, oltre a testimoniare l’acume critico dello scrittore viennese, ne mettono in luce la profonda sensibilità letteraria e la radicata convinzione nel valore etico della cultura. Gli interventi raccolti in questo piccolo volume sono accomunati dalla stessa tensione etica, e dalla stessa penetrante analisi testuale. Si tratta di recensioni pubblicate su diversi organi di stampa di lingua tedesca tra il 1905 e il 1931, che la curatrice e traduttrice Simonetta Carusi postilla con chiarificatrici note conclusive. Hanno la dote della vivacità comunicativa, determinata dall’essere destinate al commento puntuale di pubblicazioni correnti, commento che però travalica l’attualità spingendosi oltre alla contingenza dei libri presi in esame, perché arricchito da riflessioni filosofiche, citazioni letterarie, riferimenti storici che assumono un carattere teorico e ideologico universale. Quindi leggiamo due saggi del 1906 e del 1908 dedicati a Rainer Maria Rilke, e altre due recensioni riservate ai romanzi di Joseph Roth. Del 1930 è l’omaggio che Zweig tributa a Il disagio della civiltà di Sigmund Freud, la cui grandezza intellettuale e scientifica viene individuata nella capacità di “gettare domande nel mondo”. Ma l’attenzione dello scrittore austriaco è rivolta anche a temi più generali, quali le tradizioni popolari, il recupero del genere fiabesco, le inquietudini giovanili. In questo senso, il suo elogio della “cultura come antidoto alla barbarie”, il suo sospetto verso un’epoca forsennatamente dominata solo dalla tecnica, trovano gli accenti più appassionati nei due testi che aprono e chiudono il volume, che definiscono il libro come accesso e visione del mondo: “Il libro ha il potere di dilatare l’anima e costruire mondi nella nostra vita interiore…”
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