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con light grenades gli incubus fanno capire come il loro "naturale" passaggio verso il pop-rock non sarà così veloce e repentino come molti, me compreso, temevano. è vero che c'è sempre meno potenza cerebrale ma è anche vero che il livello medio raggiunto dalle canzoni è sempre elevato. purtroppo la parte vocale ( ma di ottima fattura) "ruba spazio" ad assoli ed intro strumentali.
trovo che light grenades sia un gran bel disco, ormai gli Incubus si sono allontanati dal vecchio stile che si poteva trovare in science, anche se pezzi come light grenades rispecchiano ancora lo stile "chiassoso" della band. Ma nonostante cio' trovo che tutte le canzoni siano molto curate, soprattutto i testi,sempre ricchi di emozioni. C'è chi dice che gli incubus stanno progredendo, ma personalmente penso che siano una delle migliori rock band in circolazione.
Light Grenades presenta un gran lavoro nella preparazione delle sonorità che nonostante varino dall'hard rock alle ballate, hanno un filo conduttore: Granate di luce, appunto. La tracklist si apre con Quicksand, con un noise sound che figura quasi il preludio alla caduta delle granate. Segue "a kiss to send us off", che ricalca (dal punto di vista sonoro, non testuale) un'atmosfera molto angosciosa e speranzosa allo stesso tempo. L'alternarsi di sonorità cupe e leggere ad altre ben più decise (che nonostante tutto non ricordano in pieno il funk metal ben espresso dagli incubus, ma son degne di nota) è il dunque il filo conduttore della tracklist, e la presenza di due canzoni come "earth to bella I" e "earth to bella II" poste antiteticamente al 7 e al 13 posto, marcano ancor di più la continuità del disco e il filo conduttore presente. Tralasciando l'analisi compositiva del disco, va detto che la maggior partecipazione di Chris Kilmore con nuovi strumenti (Marxophone, Theramin, Mellotron... oltre alla classica consolle)è ben sottolineata in quasi tutti i pezzi, e compensa il vecchio suono scarno (presente in pezzi come "Talk shows on mute") che Mike Einzinger, nonostante la grandissima evoluzione della sua tecnica, non può compensare da solo. Dal punto di vista evolutivo della parte ritmica, c'è da dire che Josè Pasillas rappresenta sempre una garanzia per la band, con stacchi mai banali e fill sempre nuovi, mentre Ben Kenney purtroppo non riesce ancora a prendere degnamente il posto di Dirk Lance: nonostante siano passati 6 anni dall'addio del talentuso bassista, l'ex chitarrista dei Roots non riesce ad emulare i virtuosismi del suo predecessore tantomeno non propone Bass Lines innovative. In ultima analisi Brandon Boyd ha avuto un'evoluzione nelle liriche e da il suo completo apporto all'album (anche nelle grafiche), unica nota negativa che magari i fans si sarebbero aspettati, un ritorno alle vecchie influenze funk di S.C.I.E.N.C.E. e quindi un ritorno allo Jambè per Mr.Boyd.
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