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Breve simpatica guida a pregi e difetti della Liguria e della sua gente, dedicata a liguri e non. Con divertente ironia C. Paglieri, giornalista del quotidiano di Genova "Il Secolo XIX", racconta aneddoti di vita e di storia della sua terra, i modi di dire, il carattere, le passioni, i difetti della sua gente. Dalla proverbiale parsimonia dei genovesi alla loro riservatezza e scarsa propensione x l'amicizia, dalle rivalità calcistiche al pessimismo. Come genovese condivido molte affermazioni di Paglieri: i liguri sono un popolo di montagna, naviganti x necessità o denaro, amano più il mare tempestoso e infido di quello azzurro a specchio delle spiagge e dei pedalò. Infatti il nostalgico emigrante di "Ma se ghe pensu" sogna una casetta e l'orticello. Gelosi delle bellezze della loro regione, non sveleranno ai "foresti" l'ubicazione di quella caletta deserta e sassosa, più di quanto un fungaiolo sia disposto a rivelare il suo "posto buono". Pessimisti e introversi, vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, e se è pieno, non si sa mai che domani sia vuoto o il vino sia cattivo. Assediati dal traffico e dalle seconde case, auspichiamo acquazzoni diluviali sul weekend dei turisti. Il cibo è frugale, non amando interminabili abbuffate in compagnia: le trenette al pesto, la focaccia genovese, quella al formaggio di Recco (guai a confonderle), la sardenara (versione ligure della pizza), il coniglio con le olive, la torta pasqualina, la cima, e se qualcuno rivela la ricetta, non credeteci: "dimenticherà" certamente un ingrediente fondamentale. Un libro, questo di Paglieri, divertente, istruttivo, ironico senza cadere mai nell'autocompiacimento, nel sarcasmo, nella banalità delle guide di Severgnini. Imperdonabile, però, x lui genovese, la grafia "San Remo": potrà essere così x gli americani di Google Earth o i romani dell'Ufficio Catasto, ma x i liguri è "Sanremo", dagli uffici comunali alla segnaletica stradale al famigerato Festival della Canzone.
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