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I Longobardi sono un popolo le cui origini si perdono nelle nebbie più profonde della storia. La loro venuta nella penisola rappresenta uno dei passi più importanti per capire quello che è la storia della gente che vive nella pianura padana, per capire quello che è la mentalità delle Nazioni Galloitaliache, ma spesso i forti influssi della cultura Romano/Meditarranea tipica degli italiani, fa passare la storia dei Longobardi, come quella di tutte le genti Germanico/Scandinave che hanno attraversato l'italia, come un inconveniente della storia. I Longobardi come i Goti erano una popolazione più evoluta e meno brutale di come viene insegnato, forti e valorosi guerrieri, più democratici di quello che siano mai stati i Romani, in particolare per ciò che riguarda il ruolo della donna nella società, che un ruolo diverso a quello di un oggetto come della società Romana l'aveva. I Longobardi hanno lasciato una grande impronta nelle popolazioni Galloitaliche, dandole una maggior distizione da quelle italiane, in quanto dalla loro venuta hanno ancorato la pianura padana alla cultura Germanica del Centro Nord Europa, e salvandole dai modelli meditarranei autoritari e retrogradi. La loro storia di stato che li impone sempre come brutali invasori, spesso trascura che le popolazioni locali erano stufe delle eccessive imposizioni Bizantine, in particolare dal punto di vista fiscale, ed erano spesso ben liete di aprire le loro città a questi nuovi dominatori. Dalle pagine di questo libro, come di tutti i libri che trattano la storia in modo oggettivo, si può trarre la conclusione che i veri barbari non erano i Longobardi, ma i Bizantini ed il papato, e che Carlo Magno non era quel gran salvatore della chiesa, ma solo uno spietato conquistatore, e cagnolino del papa.
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