«Il tempo perduto mai non si riacquista. È uno di quei vecchi modi dire che si è soliti accettare come profonda verità. Se ognuno di noi guarda indietro alla propria vita troverà del tempo perso da rimpiangere o delle opportunità mancate o strade non intraprese (ma che avremmo potuto prendere). Ma i modi di dire non sono insindacabili. Ogni tanto, come l’uomo fa con la legge, anche le massime possono essere trasformate, adattate, stravolte. A volte il caso, o Dio o l’universo o comunque lo vogliate chiamare, ci dà la rara occasione di sfatare un vecchio modo di dire. Ho avuto io stesso questa opportunità l’anno scorso (2014) quando assieme a mio fratello abbiamo registrato un album di canzoni scritte da uno dei nostri eroi, il bluesman Big Bill Broonzy. Dopo 30 anni passati a non fare musica regolarmente insieme e un’esperienza molto vicina alla morte per mio fratello, ci siamo riuniti e abbiamo creato “Common Ground” (2014). Abbiamo speso i mesi successivi andando in giro per il mondo riscoprendo la gioia di imbracciare le nostre chitarre, suonare la musica che amiamo l’uno con l’altro. Ci ha entusiasmato talmente tanto che abbiamo deciso di farlo ancora perché, beh, sapete come dice un altro modo di dire, la vita è breve. In questo album, Lost Time invece di fossilizzarci su un solo eroe, abbiamo scelto le canzoni che abbiamo amato fin da bambini, scritte o cantate da artisti diversi e che hanno avuto un impatto duraturo su di noi. Ma l’enfasi è sempre sul Blues. Tutti questi artisti sono maestri di questa trascendentale forma di musica americana e cantano il loro blues seguendo vari stili, dal profano al sacro. Dalle iconiche ballate folk di Leadbelly all’aspro R&B di James Brown allo swag di Blind Boy Fuller a Oscar Brown Jr, da Willie Dixon al genio straordinario di Leroy Carr al blues santificato di Thomas A. Dorsey (reinventatosi dalla tradizione juke joint del pianista Georgia Tom per diventare infine il padrino della musica Gospel). C’è un artista, a onor del vero, che abbiamo voluto omaggiare nell’album e che ha un posto molto speciale nei nostri cuori: il leggendario urlatore del blues Big Joe Turner. Phil ed io eravamo appena adolescenti quando abbiamo avuto il privilegio di diventarne amici e di averlo come mentore. Siamo rimasti amici fino alla fine e rimaniamo a tutt’oggi umili studenti del Grande Joe Turner. In sua memoria abbiamo registrato 4 sue canzoni per questo disco e posso ammettere con orgoglio che non molti altri cantanti potrebbero rendere giustizia a Big Joe come fa mio fratello Phil. Abbiamo fatto del nostro meglio per onorare questi magnifici musicisti, cantautori e cantanti e anche per presentarli ad una generazione di nuovi ascoltatori e per risvegliare qualche fantasma dalla propria tomba per un minuto o due. Sperando nel frattempo di essere riusciti, mio fratello ed io, a recuperare un po’ del tempo che abbiamo perduto.»(Dave Alvin, maggio 2015).
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