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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
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Donald Antrim è autore di tre romanzi e un memoir. È considerato uno dei massimi esponenti della narrativa statunitense di oggi, campione di quella generazione che, con David Foster Wallace, George Saunders e Jonathan Franzen, ha traghettato la letteratura fuori dalle secche del postmoderno per raccontare l'umano, oggi. Tutto intero.
«La qualità piú sottovalutata nella narrativa contemporanea è l'intelligenza; quella piú sopravvalutata è l'immaginazione. Donald Antrim possiede entrambe, ma è l'intelligenza quella che ti fa rizzare sulla sedia quando leggi i suoi racconti. Capisci subito che sei di fronte a qualcosa di completamente diverso dalla massa dilagante di storie compite, seriose e mestamente ottuse che vanno di moda oggi». - Adelle Waldman, «The New York Times»
“Poi si chinò più vicino a Gregory, prese lo scotch e soda dal bancone, accostò il bicchiere alle labbra del bambino e disse: -Toh. Non piangere.”
“Azione svolta per ostacolare o ritardare la realizzazione di un progetto, per disturbare il libero svolgersi di un’attività”. Questo uno dei significati della parola “sabotaggio” secondo Treccani on-line.
Ed è proprio ai racconti di Donald Antrim che questa definizione calza a pennello. I protagonisti delle sette storie contenute ne La luce smeraldo nell’aria sono costantemente intenti a tessere dei meandri di problematiche e ostacoli proprio per auto-sabotarsi. E per concludere degnamente delle sconfitte così ben architettate e auto-inflitte, perché non affogare il tutto nell’alcool?
Questi piccoli capolavori firmati Donald Antrim appartengono a un sottogenere che ormai si sta definendo e affermando sempre più, oltreoceano: le New Yorker stories. Ed è proprio sul New Yorker che questi racconti sono stati pubblicati, fra il 1999 e il 2014. Malinconiche, ironiche (e, soprattutto, auto-ironiche), taglienti e intrise di senso della realtà.
Così si mostrano al lettore le storie de La luce smeraldo, senza timore di mettersi completamente a nudo davanti agli occhi di perfetti sconosciuti che, in fondo, non sono altro che delle vecchie conoscenze. Perché chiunque fra noi può ritrovarsi in quella leggera mestizia e nel sarcasmo che sprigionano le pagine di questo libro.
Un po’ come un Woody Allen letterario, l’autore riesce a costruire la classica immagine della Grande Mela, quella che esercita una sempiterna fascinazione: una città piena d’ansia e nevrosi, che si combatte a suon di Prozac e di un’incrollabile e ineguagliabile senso del tragi-comico.
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