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«Una scrittura paragrafata che tratteggia uomini e cose con un tocco da pittore impressionista.» - Marco Balzano, La Lettura
È l'inizio del 2020 e in città giunge notizia di un nuovo virus potenzialmente letale. A New York i casi sono ancora sporadici e la gente, la scrittrice Lucy Barton fra loro, si aggrappa alla vita di sempre. Ma non William. William, il primo marito di Lucy, è un uomo di scienza, e la intuisce da subito, la catastrofe che sembra spazzar via la vita conosciuta; la grande paura che annienta le certezze e scuote le relazioni. Anche quella antica di due vecchi coniugi che credevano di aver esaurito le sorprese. Ancora una volta tocca far appello all'amore, alle sue forme strane e imperfette, per far sì che il comune dolore anziché allontanare unisca. Per salvarsi la vita.
«È scritto per sembrare vita - erratica, sorprendente, attraversata da lampi di un senso più alto; la verità è che è arte». Laura Miller, «The New Yorker»
«Non ho solo amato questo libro; ne avevo bisogno». Priscilla Gilman, «The Boston Globe»
La scrittrice Lucy Barton non ha mai cancellato un tour promozionale in vita sua. Eppure, quasi senza saperne la ragione, quel tour in Europa, previsto per i primi mesi del 2020, l’ha disdetto. «Meno male che non sei andata in Italia, – le diranno poi, – là c’è il virus». È William, lo scienziato William, il primo marito di Lucy, da poco reduce dal fallimento del suo terzo matrimonio e dal rifiuto di una sorellastra che non lo vuole incontrare, a passare all’azione per primo: Lucy ha poche ore per preparare un bagaglio essenziale, chiudere casa e partire con lui alla volta di una casetta in affitto sulle coste del Maine. Anche le loro figlie, Chrissy e Becka, e i rispettivi mariti dovranno raggiungere luoghi più protetti. L’imperativo per tutti, nei piani di William, è lasciare la città, con il suo brulicare di vita e pericoli, e mettersi al riparo. Pur incredula e sgomenta, Lucy accetta di seguire l’ex marito a Crosby, Maine. Per loro inizia così la routine interminabile di una quotidianità dilatata nella ripetizione di piccoli gesti sempre uguali a se stessi che la pandemia ha caricato di senso; una routine ammanettata all’assenza di vita – «Certe volte dovevo uscire di casa al buio e andare giù fino al mare, imprecando ad alta voce» – eppure preziosa perché garanzia della prosecuzione. E poi un inedito senso di solitudine e isolamento. La nostalgia. La preoccupazione per i cari distanti. L’amarezza di certi allontanamenti. La rabbia e la noia. La grande paura, individuale e collettiva: quella che fa avvicinare una furente abitante del luogo all’automobile con la targa della metropoli, urlando a una Lucy Barton sconvolta: «Maledetti newyorkesi! Via da casa nostra!» E poi l’ottusità, che la paura sempre porta con sé, in seno all’inconsapevole privilegio di chi la prigione può permettersi di scegliersela. Ma ci sono anche gli istanti di consolazione: una natura anch’essa ripetitiva, come le onde del mare che Lucy contempla, ma proprio per questo rassicurante; una chiacchierata dietro la mascherina, un abbraccio proibito e insperato con una figlia lontana, un incontro dal passato, e un percorso rovesciato di separazione in casa per due vecchi coniugi e amici e amanti chiamati a saggiare la trama della loro comune tela nel modo più brutale. Lo stesso di cui tutti noi ancora portiamo le cicatrici.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo romanzo non mi è piaciuto già dalle prime pagine, l’ho finito a fatica , non mi è piaciuto come è come è stato trattato il tema della pandemia, soprattutto perché scritto a posteriori, ed era a mio avviso doveroso offrire al lettore non solo paure e ansie portate dal virus , ma anche le tante imposizioni che sono state inflitte a milioni di persone senza alcun motivo, che hanno rovinato inesorabilmente l’esistenza di troppe persone. L’autrice , probabilmente descrive una sua realtà , un suo vissuto attraverso la storia che racconta , a tratti veramente noiosa , ma non riesce a fare un’analisi giusta della situazione , anzi , personalmente mi ha suscitato rabbia quando descrive con molta leggerezza gli obblighi e le assurde imposizioni imposte senza diritto di replica! Inoltre , i vari personaggi sono privi di carattere , la stessa Lucy è una donna in balia degli eventi , in poche parole un libro inutile!!!
LUCY DAVANTI AL MARE La penna della Strout per me è pura calamita, non appena inizio a leggere i suoi romanzi rimango estasiata dalla sua scrittura, ha una capacità di incollarmi alle pagine che pochi scrittori riescono. Una scrittura limpida, pura che va dritta al punto! Viene raccontata una fetta di storia che purtroppo abbiamo vissuto tutti pochi anni fa, ovvero il covid. Siamo nel 2020 e Lucy viene prelevata dall'ex marito William e portata nel Maine lontana dalla sua città, New York. William riesce a trovare una casa grazie alla gentilezza di un amico, un casa su una scogliera dove il mare fa da padrona., un posto tranquillo e soprattutto con pochissimi contatti umani. La vita scorre lenta, ma nonostante la paura per una malattia sconosciuta e per un periodo a cui nessuno era pronto a vivere, vi è anche un misto di adrenalina non soltanto di scoprire un posto in cui nessuno dei due era mai stato, ma anche la convivenza forzata tra i due ex. Pagina dopo pagina viene sviscerato il rapporto tra i due, un rapporto che seppur prima idilliaco coronato dalla nascita di due figlie, quest'ultimo prende una piega che forse entrambi non si aspettavano ma che si ritrovano a vivere. Date le circostanze e date le pochissime cose da fare, entrambi si ritrovano a riflettere sulla propria persona e sui rapporti interpersonali, riuscendo una volta per tutte a fare chiarezza un pò su tutto. La riflessione è il tema principale del libro, a chi non è capitato di ritrovarsi solo con sé stesso e pensare sulle cose fatte, sulle proprie responsabilità, sulle cose fatte male e sulle cose fatte bene; ma un punto su tutti mi è rimasto impresso, ovvero quando Lucy, in una determinata conversazione, si ritrova a chiedersi "ma siamo noi a fare le nostre scelte? o forse è il contesto di determinate cose che ci porta a scegliere di fare una cosa piuttosto che un'altra"?
Io non capisco come faccia Strout a scrivere dei libri che facciano così bene all'anima. La sua penna entra direttamente nei miei sentimenti e sembra rimetterli in ordine. Il tutto usando il linguaggio più limpido, netto e semplice che si possa immaginare. È la mia preferita in assoluto.
Recensioni
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