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Italian Book Challenge 2016 - 44) Un libro basato su una favola: Romanzo basato su tutte le favole del mondo! Nella tradizionale relief after grief delle fiabe orientali, una mirabolante avventura ai confini della fantasia, in cui il perspicace e fantasioso Luka intraprende un viaggio per salvare la vita del padre, affrontando magici e mitologici personaggi.
Recensioni
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Con Luka e il fuoco della vita, Salman Rushdie ci riporta nella città favolosa di Kahani, già teatro, una ventina di anni or sono, delle avventure di Harun, eroe eponimo del primo romanzo scritto da Rushdie durante i giorni oscuri della fatwa, Harun e il mar delle storie, una fiaba in cui l'autore, metaforizzando la propria drammatica situazione, ribadiva la sua ferma convinzione nel potere della fantasia e dell'immaginazione come antidoto alla tirannide e al totalitarismo. Dedicato al figlio primogenito, Zafar, da cui Rushdie al tempo della stesura era forzatamente separato a causa della condanna a morte comminatagli da Khomeini, Harun e il mar delle storie pare aver suscitato la gelosia del figlio minore, Milan, che ha preteso a sua volta dal padre un racconto magico tutto per sé. Per questo, continuando sulla strada dell'autobiografismo fiabesco, Rushdie ha deciso di narrare ancora della famiglia del cantastorie Rashid, il Re della chiacchiera, padre di Harun, aggiungendovi un nuovo componente, Luka, appunto, il fratellino concepito dai genitori in tarda età, e per questo, come tutti i figli della vecchiaia, "capace di far tornare indietro il tempo, invertirne il corso e rendere (
) di nuovo giovani".
Così, se Harun era l'alter ego favolistico di Zafar e la sua impresa magica, trasponendo in sede fantastica la dura realtà contingente del suo autore, consisteva nel riportare al padre il dono della narrazione, sconfiggendo i tremendi poteri dell'oscurantismo, Luka, doppio fiabesco di Milan, deve aiutarlo a venire a patti con un altro pericolo, quello dell'invecchiamento e della morte, da cui il Rushdie odierno, riconquistata la libertà, ma con due decenni in più sulle spalle, si sente minacciato. E a dimostrare quanto, nei diciotto anni che separano i due figli del cantastorie, anche il mondo delle fiabe sia mutato, Luka, un ragazzo cresciuto "in un'epoca in cui un numero pressoché infinito di realtà parallele aveva invaso il mercato", conduce la sua ricerca del fuoco della vita mettendo in atto le modalità e i trucchi dei videogiochi piuttosto che gli espedienti prodigiosi cari al fratello e alla fiaba tradizionale. In tal modo, anche se Luka si può ancora analizzare secondo le funzioni della morfologia di Propp, il modo in cui il personaggio fiabesco le pone in essere risulta del tutto insolito, si direbbe postmoderno, se non fosse evidente che il ricorso alle modalità del videogame non costituisce l'ennesimo esperimento di contaminazione stilistica e narrativa, ma nasce dall'esigenza di conquistare l'interesse di un ragazzo dei nostri giorni, refrattario alle lusinghe della fiaba tradizionale. D'altro canto, ciò che Luka comprende al termine della sua avventura è che, come sua madre non manca mai di rammentargli, "la vita è più dura dei videogiochi", perché "nel mondo reale non ci sono livelli, solo difficoltà", e la morte non è temporanea.
Per svegliare il padre che sta scivolando in un sonno senza ritorno (con chiaro riferimento ai grandi dormienti del mondo fantastico, dalla Bella Addormentata a Rip Van Winkle), Luka deve attraversare la frontiera che separa il mondo reale da quello della magia, entrare nelle storie narrate da suo padre, sfidarne i personaggi malvagi, affrontarne le catastrofi, come in un gigantesco videogioco in cui si agitano, lottano, muoiono e risorgono dalle proprie ceneri gli eroi della fiaba popolare e del mito, perduti nei loro universi paralleli, autentici non luoghi mitologici, parchi a tema senza visitatori o, peggio, "parchi della rottamazione" di queste fantastiche creature. Conquistando il fuoco della vita, al termine della sua avventura, Luka non salva soltanto il padre dalla morte, ma anche gli eroi del mito e della fiaba dall'oblio, permettendo loro di tornare a uscire nel mondo reale attraverso le storie ben raccontate, quelle in cui la gente crede, "con gioia, con entusiasmo, desiderando che non finiscano"; quelle di Rashid e dei narratori come il suo alter ego reale Rushdie, storie in grado di aiutare l'individuo a trovare "la sua identità, il suo significato e la sua linfa vitale", come nessun videogioco sarà mai in grado di fare.
Silvia Albertazzi
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