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Anno edizione: 2025
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Nell’ultimo pannello della saga di M, Antonio Scurati ci mostra il fascismo repubblichino e lo scempio di piazzale Loreto come mai era stato fatto prima e, mettendo in campo tutta la potenza e la pietas della letteratura, ci racconta la tragica fine del dittatore.
Il cadavere tornerà, io tornerò perché i morti non pesano soltanto, i morti sopravvivono.
«È la pagina più nera, delle pagine nere, la più terribile tra tutte le pagine nere del fascismo... ed è la pagina forse più dimenticata.» - Antonio Scurati a Che tempo che fa
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Antonio Scurati conclude la sua saga dedicata a Benito Mussolini ed al fascismo con questo quinto libro, La Fine e il Principio. L’autore racconta l’Italia dal luglio del 1943, Mussolini sfiduciato e deposto dal gran consiglio del fascismo, alla primavera del 1945, la morte del dittatore e l’Italia Liberata. Seicento giorni in cui il nostro paese vive momenti drammatici e sanguinari per mano delle furie naziste che, vinte ed in ritirata, saranno protagoniste di gesta orribili di vendetta e di terrore. Loro complici di efferatezze i fascisti che pur allo sbando tentano un patetico e debole tentativo di colpo di coda finale fondando la repubblica sociale di Salò. La Storia, con i suoi epiloghi, è nota. Antonio Scurati ha il merito di raccontare con chiarezza e lucidità gli anni terribili di quell’Italia fratricida e rancorosa con il doloroso scambio di ruoli di vinti e vincitori. Definisce in maniera netta ed incontrovertibile il ruolo di chi combatteva per la libertà e la democrazia ed il ruolo di chi invece combatteva per il terrore ed il totalitarismo. Le pagine più belle raccontano il lungo e tormentato tramonto di Benito Mussolini, uomo e statista, ammantato da un permanente stato di malinconia e di frustrazione, non crederà mai davvero ad una sua rivincita personale e politica e piuttosto prelude, con rabbia ma con chiarezza, il finale tragico a cui va incontro.
Ultimo capitolo della monumentale saga su Mussolini, M. La fine e il principio è un’opera malinconica e cupa, che accompagna il lettore nel declino fisico, politico e morale del Duce. Lo stile si fa più lento, quasi a sottolineare la decadenza inesorabile di un uomo ormai relegato a un ruolo marginale, burattino dei nazisti nella Repubblica di Salò. A Milano, città simbolo del fascismo, Mussolini prova invano ad arginare la violenza, ma gli ex arditi non lo ascoltano più. Chi lo circonda è spinto solo dal terrore della resa dei conti, e reagisce con ferocia, in una spirale di vendetta anticipata. Il ritratto che ne emerge è quello di un uomo svuotato, incapace di influenzare gli eventi, disinteressato al destino degli italiani. Tradito, sì, ma dopo aver tradito per primo il suo popolo, trascinandolo in una guerra disastrosa per la quale l’Italia non era né preparata né motivata. La guerra civile tra italiani è raccontata con lucidità e dolore, e colpisce per l’assurdità delle violenze e per quei rari sprazzi di umanità – come il salvataggio dei bambini a Milano da parte di fascisti e partigiani insieme – che restano eccezioni in un contesto brutale. Scurati firma un’opera storicamente solida, ben documentata, e soprattutto necessaria. Non è un romanzo di parte, ma una cronaca letteraria che mette a nudo l’inevitabilità del fallimento: un inetto alla guida di un popolo contadino, un esercito impreparato sacrificato dai nazisti, un Paese stritolato tra le potenze. Un libro da leggere. Come tutta la tetralogia.
Ingredienti: gli ultimi 600 giorni di vita del duce del fascismo (sempre più stanco, rassegnato e inerte), una guerra civile nel nord Italia tra torture, imboscate e rappresaglie, un finale ultra-noto a testa in giù a Piazzale Loreto, una galleria di squallide figure finite sul lato sbagliato della storia. Consigliato: a chi ha dimenticato troppo presto gli orrori della dittatura, a chi rimpiange chi “ha fatto anche cose buone”.
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