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Non un commento organizzato seguendo i capitoli dei Libri, ma che si limita a un riassunto coinciso dell'uno e dell'altro sottolineandone la diversa autorialità e la differenza di intenti. Entrambi possono essere collocato nel 100 A.C. A parte i riassunti, l'autore si sofferma sull'ambiente storico, in cui quel che resta di Israele e di Giuda è oramai un lontano ricordo, essendo la terra oppressa dai Seleucidi, in particolare da Antioco IV,. Molto interessante è la sezione sulle differenti teologie sparse nei due Libri. La teologia del 1Macc. ha un Dio che salva, ma la sua opera non è mai predeterminata bensì lascia agli uomini uno spazio di liberta perché è proprio in essa, nel bene e nel male, che Dio stesso ristabilisce l'indipendenza del popolo in un solo santuario, nella Torà.. Si tratta di un'identità giudaica religiosa e politica, ma più politica che religiosa, per le alleanze spregiudicate di Gionata con l''uno o l'altro ramo dei Seleucidi, o per i trattati con Roma e Sparta, per cui non si può più parlare di guerra santa come in Giosuè o Davide, ma di una vera e propria resistenza armata contro gli invasori e gli stessi ebrei paganizzati. Questo nazionalismo in qualche modo compromesso è il presagio migliore per una nuova era, perché prossimo a convertirsi in un universalismo che avrà voce nella Nuova Alleanza. La teologia 2Macc. è una svolta sorprendente; il mondo creato dal nulla, la fede nella resurrezione dei morti, l'intercessione dei defunti per i vivi e dei vivi per per i defunti, la teologia del martirio:: elementi prefiguranti la Nuova Alleanza. I due Libri sono insomma bifronti: da un lato intendono perseguire un'identità chiusa, in linea con il Cronista, dall'altro aprono a un altro inizio, al di là della Legge,. Spiace che sono spese poche parole sul contesto relativo alle idiosincrasie intra e tra la dinastia seleucide e tolemaica, che fanno comprendere i vari personaggi che entrano in scena, Resta comunque un buon libro.
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