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Recensioni La macchina del tempo

La macchina del tempo di Herbert George Wells
Recensioni: 4/5
«Era orribile sentire nel buio tutte quelle creature viscide ammucchiate su di me, come essere in una mostruosa ragnatela.»

"'La macchina del tempo' è del 1895, l'edizione definitiva dell'uomo delinquente di Lombroso è del 1897: a Darwin, rapidamente divulgato, era già subentrato il darwinismo, tanto che Wells, che pure aveva fatto un discreto tirocinio prima come studente e poi come docente di biologia, arriva a concepire la regressione per una via tutta formale: se dalla scimmia è derivato l'uomo, si chiede, perché non immaginare un'ulteriore evoluzione non in avanti ma all'indietro ? Perché escludere «l'idea opposta», cioè una «regressione zoologica»? Per questa via Wells giunse a ipotizzare la totale estinzione del genere umano, come inscenato appunto nella parte finale (la cosiddetta «visione ulteriore») della Macchina del Tempo. Dipendendo dal raffreddamento del sole, la visione finale - un mondo senza esseri umani né mammiferi - ha comunque una sua pace; la cupezza della profezia wellsiana è invece tutta nel complementare destino dei ricchi e dei poveri rispettivamente come vegetali e come bruti, secondo la logica di un dissidio tutto interno all'evoluzionismo: da una parte Huxley e Wells, dall'altra un evoluzionista della prim'ora come Herbert Spencer, convinto che l'uomo avrebbe indefinitamente migliorato se stesso." (Dalla prefazione di Michele Mari))
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