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È trascorso quasi mezzo secolo dalla distribuzione di "Made In Japan" e, quindi, pleonastico aggiungerlo, venticinque anni dal lancio di "25th Anniversary Edition". Tanto tempo, dunque, al punto che i gusti del pubblico sono così mutati da far ritenere a molti che il rock sia morto (e con lui punk, new wave, grunge e gli svariati sottogeneri derivanti dall'overcrossing di questi stili); e purtuttavia ritengo abbia ancora un senso scrivere qualche riga su questo album. È noto come i Deep Purple vengano normalmente annoverati fra gli antesignani dell'hard & heavy, come il loro live sia considerato uno dei migliori della storia del rock e che tali convinzioni derivino dalle capacità di innovazione musicale del gruppo e dall'immenso talento esecutivo dei suoi componenti. Ciascun brano costituisce infatti una fedele testimonianza della perizia virtuosistica dei membri della band: apre "Highway Star" con un assolo d'organo di Jon Lord, tastierista di formazione classica laureato al conservatorio e innovatore nell'uso dell'amplificazione applicata all'Hammond, cui fa eco, un paio di minuti dopo, il riff in crescendo della chitarra elettrica di Blackmore. Tocca poi a "Child In Time" e al cantante Ian Gillan (a Broadway già superbo interprete, nei panni del protagonista, del musical "Jesus Christ Superstar" di Lloyd Webber), che si cimenta in una serie di acuti tenorili, lancinanti ma impeccabili, cui fa seguito un frenetico alternarsi di armonie, ora lente, ora sempre più incalzanti, adrenaliniche ed ipercinetiche. "Smoke On the Water" esordisce con il celebre riff che riprende una vecchia bossanova di Astrud Gilberto e Gil Evans, quindi Paice si esibisce in un magistrale assolo alle pelli in "Lazy", mentre "Strange Kind of Woman" vede duettare le sei corde elettriche con quelle vocali del frontman. La versione del venticinquesimo contiene infine le tracks "Black Night" e "Speed King", tratte da "Deep Purple In Rock", e la cover di "Lucille" (Little Richard). Imperdibile.
Album "MONUMENTALE" e fondamentale della storia musicale dei Purple, che grazie a Made in Japan lanciò nella stratosfera "Machine Head".
"Made in Japan"rimane e rimmarrà per sempre una pietra miliare nella storia del rock. Il live più bello della storica band inglese, a parimerito con un altro live, "How the west was won" dei Led Zeppelin.
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