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Ermanno Cavazzoni ci fa entrare in una mente forse paranoide, ma in cui tutto è perfettamente coerente.
«Il racconto, non c'è neanche da dirlo, è condotto magistralmente. la suspense è tenuta fino all'ultimo. A dare manforte accorre servizievole anche la tematica angosciosa, tutta contemporanea anche se con antichissime radici mitologiche, del corpo sostituito dalle protesi» - Daniele Giglioli, La Lettura
È un poliziesco? Sì, di genere nuovo. C'è il morto, ed è il morto che conduce le indagini per scoprire chi lo ha assassinato. È stata sua madre? Che lo ha assassinato e sostituito con un altro identico a lui, ma artificiale? Gli indizi sono molteplici e ambigui. Il morto che indaga è un giovane di 22 anni, Pacini André, angosciato, spaventato, assediato dagli incubi, che abita con la madre in un rapporto malsano. A poco a poco si scoprono cose inaudite, a prima vista impossibili. Tutto si svolge in un normale condominio di Milano: i segreti stanno nella cantina, dove gira un gatto spellato. Il sospetto è che i condomini siano complici dell'assassinio, capeggiati dalla madre coi suoi modi zuccherosi da piovra. In correità con l'amante, il ragioniere Olivi, l'amministratore dello stabile. E se invece l'assassinato fosse in preda a un delirio di sospetti e di gelosie? La soluzione è inaspettata come un terremoto. Sembra che il caso sia accaduto davvero nel 2010, a quanto assicura l'autore. Ermanno Cavazzoni ci fa entrare in una mente forse paranoide, ma in cui tutto è perfettamente coerente.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo è un racconto raro e straordinario, uno di quelli in cui raramente vi sarà capitato di imbattervi. Andrè Pacini, giovane ragazzo milanese di 22 anni si sveglia una mattina e sente di non abitare più il suo corpo, è certo di essere stato trasformato in un androide. Lampante omaggio a Kafka, al quale l’autore non solo regala l’incipit ma lo stile stesso del romanzo. Cosa ne è stato di Andrè? Semplice sua madre l’ha assassinato con la complicità del ragioniere Olivi, amministratore del condominio ed il suo corpo giace in un grande congelatore nella cantina del palazzo, almeno così sembra… Attenzione perché è tutto fuorché un romanzo poliziesco, è un viaggio nella mente contorta di Andrè dal quale prendiamo raramente fiato e che ci fa sprofondare nell’abisso della paranoia. La voce narrante è Andrè stesso che però decide di raccontare i fatti in terza persona, moltiplicando cosi i punti di vista e la confusione Non avete mai letto una storia come questa, che ci fa nascere sospetti e germogliare certezze che durano il tempo di un paragrafo Un scrittura avvolgente, asciutta e seducente, irresistibile eppure nauseabondo, un viaggio nelle psicosi più profonde o forse nella più lampante certezza?
Cavazzoni ha scritto di meglio, la paranoia del protagonista viene un po’ tirata per le lunghe e alla fine smette di essere divertente.
"Stamattina mi sento un morto..." 🧟♀️ Quando si inizia a leggere La madre assassina, si sanno poche cose: che Andrea si occupa di un omicidio, che Andrea è morto, che Andrea è una macchina in sostituzione al proprio corpo Mi rendo conto che, interpretare un racconto del genere che non supera le 170 pagine, è complesso; e ammetto di non averlo capito a pieno. Non penso, almeno! Andrea è straconvinto di essere stato ammazzato, che sua madre assieme al ragioniere stiano cercando di avvelenarlo per uccidere non solo il corpo - nascosto chissà dove - ma anche il suo spirito. E colui che si muove assieme ai suoi pensieri è una macchina fatta di olio invece che sangue, di viti al posto dei legamenti. Ciò che si percepisce immediatamente è che Andrea è affetto da qualche malattia mentale che gli fa vivere e convincere di situazioni non molto normali e realistici: paranoie, ansia, strane visioni potrebbero essere sintomi di schizofrenia, ma non viene specificato dall'autore, per cui mi esimo dal dirlo. Il fatto è che, pensandolo così, è una figata: entrare nella psiche di un ragazzo affetto di una qualche malattia mentale! No che sia l'esperienza della vita, però è qualcosa che incuriosisce 😬 Ciò che non mi ha convinta, è stato il suo stile: prima di tutto, considerando la storia avrei sicuramente preferito la prima persona, proprio per avvicinarmi in maniera empatica al protagonista. Per quanto Andrea mi facesse una gran pena - ma anche paura -, non sono riuscita ad entrarci in sintonia. La seconda cosa è che, dopo le prime cinquanta pagine, il racconto si ripiega su ste stesso, senza andare avanti. Finisce per compiere una serie di ripetizioni, con Andrea che pensa sempre e solo al suo cadavere e della vera ricerca, indagini, ho visto davvero poco. Si riprende solo alla fine quando lo shock, quanto meno, addolcisce la delusione
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