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scheda di Pace, E., L'Indice 1992, n. 6
(scheda pubblicata per l'edizione del 1991)
Questo libro di Enzo Fantò, studioso del fenomeno mafioso, già deputato comunista, è nato sul campo dell'attività politica, ipotizzato in anni di intervento e di ricerca culturale, dalla parte di quella società meridionale che subisce il dominio del "potere oligarchico" della criminalità organizzata. La raccolta di una serie di articoli e saggi pubblicati negli ultimi anni ottanta su alcune riviste calabresi, insegue la tragica pretenziosità della cronaca e ci consente una nuova conoscenza della 'ndrangheta - fin qui meno studiata delle altre mafie, anche perché considerata minore -, contribuendo alla comprensione della "morfologia del nuovo potere criminale" e dell'intreccio mafia-politica-affari nella regione. Da questa premessa - un'osservazione ravvicinata dei fatti di mafia tra note vicende come il delitto eccellente dell'on. Ligato o i subappalti per la costruzione della centrale di Gioia Tauro - origina il dispiegarsi di una ricostruzione teorica che lancia sassi nello stagno delle categorie di indagine del fenomeno (ad esempio "l'impresa a partecipazione mafiosa"). D'altra parte, la contenuta distanza "scientifica" fa emergere in bella evidenza nelle pagine del volume la germinazione dei nuovi movimenti antimafia, la sedimentazione molecolare delle forme aggregative, l'attività della Chiesa in contrasto con le "moderne strutture di peccato", i rivoli poliformi della risposta antagonista. Merito non secondario: ci fa vedere tutte le forze in campo le élite (alla rovescia, direbbe Gramsci) e i dominati, le alleanze, le dislocazioni dei contendenti; in direzione della "riscoperta di una moderna conflittualità". La stessa "questione democratica" nel Mezzogiorno diviene incomprensibile - scrive Fantò - "se non la si colloca nel vivo del travaglio della società".
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