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Un piccolo capolavoro scritto da un Autore che ha avuto il solo "torto" di avere una vita troppo breve! Dialoghi ficcanti e descrizioni intense. Questo breve romanzo fu scritto da Crane quando era ancora un ragazzo, o poco più. L'unico difetto del libro è di essere breve, ci si immerge nel racconto tanto che si vorrebbe farlo durare di più.
Racconto lungo o romanzo breve, poco meno di 100 pagine, il romanzo narra la storia di Maggie Jonhson, ragazza della Bowery a New York e della sua inevitabile discesa verso la vita di strada, fino alla fine inevitabilmente.Uno sfondo degradato, caratterizzato da miseria estrema,alcolismo e violenza, descritto con enorme realismo.
Rivedo con accorata lucidità le interviste fatte in un documentario ad alcune ragazzine ucraine che tranquillamente, ma con decisione, esprimevano il fatto di volersi sposare, una volta adulte, con uomini occidentali di trent’anni più vecchi di loro. Queste quasi bambine avevano la certezza che un matrimonio con un loro coetaneo avrebbe comportato una vita di ubriacature e di botte. Maggie è buona e cresce come un fiore nel fango, ma la sua vita non ha alternative al futuro fatto di alcool e percosse, quando i fatti la mettono di fronte allo squallore reiterato infinitamente preferisce morire che continuare a sopravvivere. Crane trasmette nell'America disinteressata di fine '800 il suo crudo messaggio, vero nella Bowery di quell'epoca, vero oggi in Ucraina e, vero, credo, nella vicenda simile della tredicenne di “Once were warriors” di Alan Duff ambientato nelle periferie di Auckland degli anni Novanta, da me percorse allora con un senso di insicurezza di fronte alla stazza fisica dei giovani Maori ed al loro problema con l'alcool.
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