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scheda di Bongiovanni, B., L'Indice 1997, n. 2
Dal 1991 Ignacio Ramonet è direttore di "Le Monde Diplomatique", l'autorevole mensile che, proprio negli anni novanta, oltre ai consueti aggiornamenti sulle relazioni internazionali, ha preso a denunciare il dominio mondiale del cosiddetto "pensiero unico". Di che si tratta? Formulato sin dagli accordi di Bretton Woods (1944), e poi diffusosi enormemente, grazie anche al miserevole fallimento e al crollo con pochi rimpianti del "socialismo reale", un pensiero economico (e solo sotterraneamente politico), espressione delle grandi istituzioni economico-monetarie internazionali (Fmi, Ocse, Gatt, Cee, ecc.), si è imposto con l'insediarsi dell'economia, sgusciata fuori dalla società, sul ponte di comando. L'economia, cioè, nell'età della globalizzazione dilagante, non è più, per dirla con Polanyi, "embedded" ("immersa") nei rapporti sociali. Se ne va per conto suo e nuovamente, come ai primordi del capitalismo, si teorizza (ecco il pensiero unico) che questa è la sua condizione naturale. Lo "status naturae", insomma, senza neppure ricorrere al mito della "mano invisibile", sfugge al controllo della societas civilis. Toccherà alla democrazia - ma sarà un compito difficile - riequilibrare economia e società. È stato comunque detto che gli scioperi francesi del dicembre 1995 sono stati le prime lotte sociali prodotte dalla globalizzazione. Si veda, su questo, l'assai utile reportage di Cazzullo. Ancora una volta la Francia anticipa le forme dei movimenti antagonistici. Il pensiero unico ha trovato un'opposizione?
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