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Condivido le sue osservazioni su MalaCostituzione (Malatempora).. nonostante l'eccessiva dispersione delle tesi principali, frammentate in una pluralità d’editoriali, risulta positivo per lo stimolo riflessivo sulle criticità delle ricorrenti tematiche ed il tutto allettato da quella sua vis polemica toscana che ne fa il suo “fil rouge” esecrante per una siffatta “morosa” classe dirigente ma troppo complimentevole dichiararla all'amatriciana visti gli antefatti il voto di lista bloccato per le ultime elezioni e l’attuale imminente sviluppo colpo di coda che si riverbera in Calciopoli! L’ arcinota novità del solito sistema a porte girevoli! Trovo positiva la Sua marcia indietro per l’applicazione del Semipresidenzialismo francese in Italia come terapia per l'instabilità data “etero-composità” dell’italica realtà una Repubblica la nostra rappresenta dalla somma di” millenari” Comuni, che ha “determinato” una Nazione ora, inoltrata negli “anta” e, profondamente inoltrata visto le “autorevoli” rappresentanze che ultimamente ne sono per elezione derivate. Ora, così inoltrata, dovrebbe permettersi acquisire quella opportuna necessaria razionale saggezza che l’età le si addice ovvero la compitezza del sistema Una democrazia per reputarsi matura esige un sistema completo intransitivo con leggi elettorali constitutionally embedded! (o viceversa queste deveno rimanere costantemente in continua balia della speculazione del politico di turno!) Altrettanto positivo trovo l’intendo dello smontare anche le proposte alternative: presidenzialismo americano, ed il nostro probabile “inciuciato premierato” con la sua notoria siderale anacronistica variabile legge antiribaltone, etc.! Ciò che manca è l’aspetto costruttivo propositivo qualcosa di nuovo con un ragionamento più omogeneo che spaziasse oltre alle solite obsolescenze Elettorali a favore del nuovo ad esempi quanto il sistema SEMIALTERNO propone quale modalità più pertinente alla nostra filogenesi democratica repubblicana giacché la chiave di volta sta nel cogliere le
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Mala Costituzione e altri malanni è la continuazione di un libro assai riuscito che Giovanni Sartori aveva pubblicato sempre presso Laterza due anni or sono e che si intitolava Mala Tempora (cfr. L'Indice 2004 n. 6). Quel primo e più ampio volume – una raccolta di circa duecento saggi e articoli apparsi nell'arco di un decennio sul Corriere della Sera sull'Espresso su Micromega e in altre sedi – era dedicato in modo prevalente agli sviluppi della politica italiana nel periodo compreso tra la formazione del primo governo Berlusconi (1994) e la definitiva approvazione della legge Gasparri (2003). Ma si confrontava anche con i grandi temi della politica mondiale della pace e della guerra dei rischi ambientali e demografici che gravano sul futuro del pianeta. Il quadro che emergeva da quelle pagine rese peraltro lievi da una serie pressoché ininterrotta di boccacce rivolte all'indirizzo di mediocri politicanti di strampalati ingegneri costituzionali di una vera e propria legione di lietopensanti e di ciecopacifisti era tutt'altro che confortante: democrazia e pluralismo in bilico in Italia un progressivo imbarbarimento delle relazioni internazionali la terra che scoppia per effetto di sovrappopolazione scarsità di risorse disastri climatici e ambientali. Da qui comprensibilissimo il riferimento ai mala tempora.
Il nuovo volume – di nuovo una raccolta di articoli e saggi (circa sessanta) apparsi per lo più sul Corriere della Sera ma anche in riviste e libri di carattere scientifico – aggiorna al dicembre del 2005 questa diagnosi se possibile con tinte ancora più fosche. E ancora una volta a prescindere da alcuni interventi sul futuro della democrazia nell'epoca dell'homo videns sullo sfascio ecologico del pianeta sulla sfida cinese ai mercati globali è soprattutto l'Italia che sta al centro del libro.
I malanni italiani ammonisce Sartori continuano a essere molteplici. Tra essi non cessa di svettare quello di una televisione asservita al controllo di fatto monopolistico di chi già concentra nelle proprie mani potere economico e potere politico mettendo in tal modo a repentaglio i più elementari principi delle moderne democrazie liberali e pluralistiche. E quello di un bipolarismo assai imperfetto alimentato da sistemi elettorali del tutto inadatti a contenere la frammentazione partitica: il ben noto Mattarellum e quindi dal dicembre del 2005 il nuovo e inatteso Proporzionellum che sperimenteremo nelle imminenti elezioni e che non promette nulla di buono. Tra le new entries si segnala in particolare il clamoroso conflitto innescato dalla legge 40 sulla procreazione assistita e dalla successiva battaglia referendaria: un conflitto che investe il problema dei rapporti tra ragione e fede tra scienza e religione e che ci chiede addirittura di stabilire che cosa sia la vita umana. Quel conflitto scrive Sartori era da evitare perché le società occidentali sono ormai religiosamente pacificate e si fondano sul rispetto reciproco tra credenti e non credenti e sul principio della libera chiesa in libero stato. E invece la Chiesa di Roma in Italia è scesa in guerra con toni da crociata e con argomenti sull'embrione e sulla vita umana che non reggono alla prova della logica (se mangio una tazza di caviale non mangio cento storioni) e nemmeno a quella delle autorità tradizionali della teologia cattolica a partire da san Tommaso.
Altri rilevanti malanni riguardano la sinistra italiana. Sono due in questo caso le critiche principali di Sartori. La prima concerne la condotta ciecopacifista della Mala Sinistra accodata all'estremismo di Bertinotti in relazione al conflitto iracheno. L'autore riconosce senza mezzi termini che la guerra di Bush è stata un disastro. Aggiunge tuttavia che la prospettiva di un ritiro immediato dall'Iraq di una Europa zapatera prefigura un disastro ancor più colossale e cioè la trasformazione dell'Iraq in una ricca e potente repubblica islamico-jihadista in un vero e proprio Stato di sterminio destinato ad alimentare per decenni il terrorismo globale. La seconda critica riguarda la profonda frammentazione del centrosinistra e la scelta di Prodi di orientarsi su una coalizione di sinistra-centro di privilegiare cioè il rapporto con la sinistra radicale. Questo per Sartori significa rischiare di perdere le elezioni che di regola si vincono puntando sugli indecisi di centro piuttosto che sui potenziali astensionisti di sinistra. E poi di perdere com'è già successo la scommessa del governo.
Il peggiore dei malanni tuttavia è per Sartori la costituzione incostituzionale elaborata dal governo Berlusconi ormai approvata dal Parlamento ma ancora da sottoporre a referendum. Si tratta osserva l'autore di una costituzione bocciata dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti italiani. Essa si fonda su due pilastri essenziali. Da un lato su una devolution contrattata al mercato delle vacche con la Lega con ogni probabilità costosissima per le finanze pubbliche e tale da configurare un perenne e paralizzante conflitto di giurisdizione tra centro e periferie. Dall'altro lato sulla creazione di un premierato elettivo e assoluto di una vera e propria dittatura del premier – il Silvierato – che irrigidisce sino alla paralisi la naturale flessibilità del sistema parlamentare indebolendo al tempo stesso quel sistema di pesi e contrappesi di poteri e contropoteri che stanno alla base del costituzionalismo moderno. Secondo Sartori è contro questa Mala Costituzione che si dovrà combattere nei prossimi mesi una nuova grande battaglia. Per me – aggiunge – la più importante di tutte.
Francesco Tuccari
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