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Letto molti anni fa, mi è tornato in mente ora. Non ricordo granché, salvo che mi era piaciuto tantissimo
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Il cognome della ragazza suscita subito curiosità. Sì, è la figlia di Leandro Arpinati, controversa figura di fascista dalle lontane origini anarchiche, amico di gioventù di Mussolini, suo sottosegretario agli Interni dal 1929 al 1933. Espulso dal Pnf e condannato a cinque anni di confino, rifiuta nel '43 di aderire alla Rsi. A quel diario ci si avvicina pure nella speranza di trovare accenni a Torquato Nanni, altra figura quanto mai interessante. Socialista, in gioventù amico di Mussolini, di cui scrive la prima biografia (1915), è interventista nella prima guerra mondiale. Nel 1922 sarebbe stato ucciso dai fascisti se non fosse intervenuto Arpinati. Da quel momento incrollabile è il loro legame d'amicizia. Nessuno dei due però si salva. Sono entrambi uccisi dai partigiani. È il 22 aprile 1945. Siamo a una ventina di chilometri da Bologna, a Malacappa, tenuta agricola di Arpinati. Qui si svolgono le giornate descritte dalla bella, e ventenne, Giancarla. Il suo diario risente dell'età, ma queste pagine ci dicono molto su due cose così distanti tra loro: le speranze di una ragazza che si fa donna e le disperazioni di un conflitto che si complica di giorno in giorno. Sono quindi le due date a dare importanza al diario. Per tutto il 1943, il diario registra le vicende belliche come semplice sfondo di una vita che scorre tra sogni di amori romantici e malizie da ragazzina divisa tra l'istinto di ribellione e l'obbedienza a un padre tanto amato. Poi il fronte si assesta da quelle parti. Infine, i tedeschi se ne vanno. Sembra finita. Ma non è così. 26 agosto 1944: Giancarla sogna di "sbudellare" i fascisti. 17 giugno 1945: Giancarla scrive: "al momento buono ucciderò con le mie mani e con i denti, (...) tutti i comunisti alla mia portata". Questa è la guerra civile, di cui la vendetta può essere in non pochi casi l'unica superstite.
Danilo Breschi
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