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Malati d'amore - Hoda Barakat - copertina
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Malati d'amore - Hoda Barakat - copertina
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Descrizione


In questo romanzo, apprezzato dalla critica perché profondamente intimistico, l'autrice racconta, con voce maschile, una inquietante passione amorosa ai limiti della follia.
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Dettagli

2002
1 ottobre 2002
165 p.
9788878012509

Valutazioni e recensioni

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Valentina
Recensioni: 5/5

Toni drammatici, in cui è quasi palpabile la disperazione di un uomo che non riesce a contenere sè stesso, i suoi sentimenti, che da qualcosa di meraviglioso, poichè vi è qualcosa di straordinariamente bello e puro nell'amore, mutano in qualcosa di terribile. Una follia incontrollata che nasce dal profondo, per poi espandersi come le piaghe di una malattia dove il dito che le tartassa è il silenzio, la non comunicazione, che stridono con i rumori della guerra nel mondo al di fuori di quella casa, al di fuori di quel sanatorio. Decisamente da leggere.

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Voce della critica


recensione di Bartuli, E., L'Indice 1997, n.10

"Malati d'amore" (il cui titolo originale, se tradotto letteralmente, suonerebbe pressappoco "la gente della passione" ma non restituirebbe affatto le appassionate e appassionanti implicazioni psicologiche che tali parole provocano nell'immaginario di un lettore arabofono) narra la storia di un uomo e del suo amore totale e totalizzante per una donna. Attraverso la voce del protagonista, Hoda Barakat - quarantacinquenne scrittrice libanese che da otto anni vive a Parigi - ricostruisce, partendo dalla fine, il dramma di un amore talmente forte da condurre alla morte fisica uno dei protagonisti e all'internamento in un ospedale psichiatrico l'altro.
"Malati d'amore" è un libro totalmente arabo ma, al contempo, difficilmente collocabile in una dimensione completamente araba. È arabo nel suo sfondo, la guerra civile che ha insanguinato il Libano e le cui ferite non cessano di suppurare ancor oggi. È arabo nell'accezione data alla dimensione temporale, spazio in cui ore e giorni scorrono lenti e senza frenesie di sorta. È araba anche l'attenzione, costante, data ai particolari più che al quadro complessivo. È arabo nel suo dipingere la pazzia non come malattia da disprezzare e temere, quanto come potenzialità aggiuntiva dell'essere umano. È arabo nel suo paradossale ondeggiare tra apologia della passione amorosa e pragmatica accettazione dell'unione uomo-donna in quanto contratto commerciale. È arabo, infine, nel suo essere portavoce di un universo maschile in cui la presenza femminile è solo presupposto di maschili sentimenti.
Non è arabo poiché il Libano potrebbe essere la Jugoslavia (o il Burundi, o l'Irlanda) e nulla cambierebbe nella trama o nel sentito dei personaggi. non è arabo poiché la quasi maniacale attenzione alle infinite sfumature della mente umana in preda all'assenza e al dolore denota una completa accettazione del concetto di individualità, cifra poco consona alla ragione araba. Non è arabo poiché le sottili arti amorose sono studiate e vivisezionate con una cura mai dimentica del substrato culturale da cui scaturiscono. Non è arabo, infine, poiché, sebbene narrato in prima persona maschile, è un libro femminile nel senso pieno del termine.
Hoda Barakat, nel suo dichiarato intento di essere osservatore esterno degli avvenimenti, riesce magistralmente a fondere nell'io narrante l'essenza maschile che si alimenta soprattutto di "non detto", di supina attesa di riconoscimento, e il suo opposto, la connaturata attenzione per il diverso insita nell'universo delle donne. Nel seguire la forza "malata" dei suoi sentimenti, il protagonista viene a trovarsi escluso dalla "comunità dei maschi" e ripropone, nel privato, quanto già emerso durante gli anni della guerra civile: "Gli uomini che si sono rifiutati di scegliere da che parte stare hanno visto mettere in dubbio la loro virilità. Cosa c'è di peggio per un uomo orientale?".
Eppure, a dispetto dei costi, appartenere a pieno titolo alla "gente della passione" e dalla passione lasciarsi trascinare fino alle estreme conseguenze sembra essere, per l'autrice, una condizione esistenziale invidiabile e improrogabile.

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Conosci l'autore

Hoda Barakat

(Bsharri 1952), scrittrice e giornalista libanese. Dal 1989 vive e lavora a Parigi. Il romanzo che l’ha resa nota è La pietra del riso (1990 nt). Nel 2000 ha ricevuto il premio Nagib Mahfuz per L’uomo che arava le acque (1998). I suoi romanzi si sviluppano sullo sfondo della guerra civile libanese: col passare degli anni, e l’inasprirsi della violenza, diventano inutili i tentativi di interpretazione politica o ideologica di quella esperienza terribile, che si rivela in tutto il suo orrore. La scrittura, preziosa e complessa, ricca di metafore, saldamente radicata nella tradizione letteraria classica, diventa per l’autrice l’ultimo luogo di rifugio possibile.

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