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La Pentesilea si profila come opera chiave nella vita e nella produzione poetica di Heinrich von Kleist. In essa come confidò il poeta in una lettera alla cugina Marie egli vi pose tutta "la più intima essenza" e "tutto il dolore e insieme lo splendore della mia anima". Oppure come lascia presupporre una corretta ricostruzione filologica della lettera perduta nell'originale "tutta la sporcizia e insieme lo splendore della mia anima". In ogni caso questi termini si prestano nello studio di Spedicato come filo conduttore per ricostruire la figura di Pentesilea la regina delle amazzoni che innamorata di Achille e trasgredendo alle consuetudini del suo popolo finisce per ucciderlo e divorarne il cadavere. L'amazzone racchiude in sé lo slancio erotico e la fragilità umana la spietatezza del guerriero e la sfrontatezza di chi ama tanto che Pentesilea impersona non soltanto un caso individuale di follia ma si fa rappresentazione "tragico-metaforica della via dell'anima" dunque della condizione contraddittoria costitutiva dell'uomo. Bataille porgendo i concetti di "dispendio di sé" e di "male passionale" apre una prospettiva interpretativa di grande interesse. Spedicato li approfondisce e li applica alla Pentesilea con un risultato decisamente convincente. Soltanto rifacendosi al "dispendio di sé" come alla necessità di una perdita incondizionata e senza profitto che sfocia nel sacrificio si può intendere l'erotismo di Kleist che per certi versi sembra anticipare una Grecia dionisiaca nietzschiana. Un erotismo che congiunge vita e morte e che nella morte tenta il potenziamento della vita. L'ipotesi interpretativa consente una puntuale analisi del testo interessanti riscontri sui dati biografici e ampi confronti intertestuali.
Paolo Euron
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