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Ambientato sue due piani temporali distinti, una storia di presente e passato dove il protagonista ormai in condizioni terminali ricorda il suo passato giovanile. Narrazione bella ma mancante di spessore nei personaggi. Disegni che ricordano il maestro Giardino con tratti puliti e decisi.
Ottimo volume edito da Tunuè, la narrazione si dipana su due piani temporali, presente e passato, tratta tematiche di grande interesse quali l’amore, la guerra e la malattia. Chendi fonde sapientemente il sogno con la memoria e la fantasia con la realtà, in una trama originale, che riesce ad appassionare e a commuovere. Attenta la caratterizzazione dei personaggi, mentre il disegno, dalle linee pulite, risulta particolareggiato, nitido e dai colori intensi.
Un volume interessante, che narra una storia vera. È ambientato durante la seconda guerra mondiale e, con eleganza, delicatezza e colori pastello ne racconta gli orrori, ma anche qualcosina di buono che al protagonista è accaduto in quegli anni. Il ricordo del passato si intreccia a echi del presente creando un affresco interessante di quegli anni di sangue e dolore, ma non dal punto di vista di coloro i cui nomi troviamo ancora oggi sui libri di storia, bensì dal punto di vista di un marinaio. I disegni sono piacevoli da guardare, la regia è ben fatta e la storia si legge scorrevolmente.
Recensioni
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Nel suo stile chiaro, realistico e molto “fotografico”, Walter Chendi mescola piani temporali e ricordi reali o presunti per una storia dai vaghi contorni metafisici, calata in un continuo andirivieni che dai giorni nostri porta a un immaginario episodio minore a margine della Seconda Guerra Mondiale.
Protagonista di Maledetta balena è l'ormai anziano Giovanni Dardini, che nel letto di ospedale in cui si trova ritorna (in uno stato si direbbe semiallucinatorio) a quando nel 1943 era semplice cuoco per la marina militare. Ed eccolo a bordo di una lussuosa imbarcazione camuffata da nave-ospedale, che a sua volta si rivela microcosmo dai contorni sfuggenti e misteriosi: l'equipaggio è ridotto al minimo dopo che buona parte dei marinai si è dato alla fuga, il capitano ordisce truffe e raggiri assieme ai pochi fedeli rimasti, la terraferma è a due passi ma nasconde propositi, volti e piani poco o per nulla rassicuranti. Ma soprattutto ci sono le dimensioni della nave, le sue distanze, le sue architetture labirintiche, le sue stanze segrete che ospitano presenze non previste e passeggeri fantasma (non mi azzardo a dire in altro perché in epoca di spoiler alert ogni particolare rischia di essere di troppo). E alla fine, quella che doveva essere la nave “più fortunata dell'intero conflitto”, si rivelerà per il giovane Dardini una trappola ben più che esistenziale.
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